Statali, la firma del contratto entro Natale: in busta paga 85 euro in più

Statali, la firma del contratto entro Natale: in busta paga 85 euro in più
Il primo contratto degli statali dopo quasi dieci anni di blocco sarà, con molta probabilità, firmato la prossima settimana. Sotto l'albero di Natale circa 300...

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Il primo contratto degli statali dopo quasi dieci anni di blocco sarà, con molta probabilità, firmato la prossima settimana. Sotto l'albero di Natale circa 300 mila dipendenti pubblici che fanno parte del comparto «funzioni centrali», che ricomprende i ministeri, le Agenzie fiscali e il parastato (come Inps e Inail), troveranno l'aumento da 85 euro lordi medi promesso dal governo con l'accordo firmato a novembre dello scorso anno. Non tutti i nodi, in realtà, sono stati sciolti. Ma sia il governo che i sindacati sono intenzionati a chiudere questa prima importante partita. Sergio Gasparrini, il presidente dell'Aran, l'Agenzia che per Palazzo Chigi siede al tavolo della trattativa, ha convocato le sigle per mercoledì 20, prima ancora dell'approvazione definitiva della legge di Stabilità che stanzia i soldi per il rinnovo e che dovrebbe essere approvata solo due giorni dopo.

 
Ma il rito vuole anche che prima dell'accordo ci sia una maratona negoziale. Qualche punto da chiarire però rimane. Anche sulla parte economica, a cominciare dall'aumento medio per i ministeriali. A differenza delle Agenzie fiscali e dell'Inps, i dipendenti dei ministeri hanno retribuzioni lorde medie più basse. Se il loro aumento fosse calcolato semplicemente applicando la percentuale del 3,48% che si ottiene rapportando l'aumento di 85 euro lordi alla retribuzione media in tutta la Pa, otterrebbero un incremento retributivo di poco inferiore a 80 euro. La questione dovrebbe essere risolta attraverso un «riequilibrio» interno alle funzioni centrali. Chi guadagna di più dovrebbe rinunciare a qualche euro a favore di chi guadagna di meno. Sindacati e governo, poi, non hanno ancora risolto del tutto due questioni importanti. La prima riguarda la ripartizione degli aumenti tra stipendio tabellare e salario accessorio. I sindacati vorrebbero che l'aumento andasse tutto al tabellare, mentre il governo vorrebbe ancora rimpinguare in parte i fondi del salario accessorio. Il secondo punto riguarda i criteri per assegnare i premi dopo la cancellazione della riforma Brunetta che obbligava a lasciare a secco almeno il 25% dei dipendenti peggiori nelle valutazioni.


Una delle novità sarà anche il limite all'uso dei contratti precari all'interno dei ministeri. Nell'ultima bozza del contratto è stabilito che nello Stato «il numero complessivo massimo dei contratti a tempo determinato stipulati da ciascun ente non può superare il 20% del personale a tempo indeterminato.
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Il Mattino