Il primo contratto degli statali dopo quasi dieci anni di blocco sarà, con molta probabilità, firmato la prossima settimana. Sotto l'albero di Natale circa 300...
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Ma il rito vuole anche che prima dell'accordo ci sia una maratona negoziale. Qualche punto da chiarire però rimane. Anche sulla parte economica, a cominciare dall'aumento medio per i ministeriali. A differenza delle Agenzie fiscali e dell'Inps, i dipendenti dei ministeri hanno retribuzioni lorde medie più basse. Se il loro aumento fosse calcolato semplicemente applicando la percentuale del 3,48% che si ottiene rapportando l'aumento di 85 euro lordi alla retribuzione media in tutta la Pa, otterrebbero un incremento retributivo di poco inferiore a 80 euro. La questione dovrebbe essere risolta attraverso un «riequilibrio» interno alle funzioni centrali. Chi guadagna di più dovrebbe rinunciare a qualche euro a favore di chi guadagna di meno. Sindacati e governo, poi, non hanno ancora risolto del tutto due questioni importanti. La prima riguarda la ripartizione degli aumenti tra stipendio tabellare e salario accessorio. I sindacati vorrebbero che l'aumento andasse tutto al tabellare, mentre il governo vorrebbe ancora rimpinguare in parte i fondi del salario accessorio. Il secondo punto riguarda i criteri per assegnare i premi dopo la cancellazione della riforma Brunetta che obbligava a lasciare a secco almeno il 25% dei dipendenti peggiori nelle valutazioni.
Una delle novità sarà anche il limite all'uso dei contratti precari all'interno dei ministeri. Nell'ultima bozza del contratto è stabilito che nello Stato «il numero complessivo massimo dei contratti a tempo determinato stipulati da ciascun ente non può superare il 20% del personale a tempo indeterminato.
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Il Mattino