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Mentre il dibattito verte sul fondo emergenza Covid legato al taglio dell’Irpef, resta ancora irrisolto il tema della sospensione delle cartelle, che ha una rilevanza molto seria sulla condizione economica delle famiglie. I partiti continuano a lavorare alla ricerca di una soluzione e fanno slittare ancora il deposito degli emendamenti alla legge di bilancio, attesa in aula domani, 21 dicembre. Il commercialista Ezio Stellato denuncia la gravità di questa situazione: “La politica italiana come sempre non si dimostra all’altezza e sembra non comprendere la tragicità della situazione di malessere in cui versano i cittadini. Questa settimana si è presentata di fuoco per le sue importanti scadenze fiscali e non sono pochi coloro che, data la carenza di liquidità che persiste, non sono riusciti a far fronte alla mole dei pagamenti dovuti a vario titolo all’erario che questa volta richiede uno sforzo eccessivo data la grande concentrazione di scadenze. Siccome gli incassi dalla rottamazione ter e del saldo a stralcio, sono ancora oggetto di dinamiche tra maggioranza e Governo, c’è da augurarsi almeno una “gradita” sorpresa a favore dei contribuenti: una ulteriore manovra verso una nuova pace con l’amministrazione fiscale, riammettendo al beneficio chi non è stato in grado di pagare e concedendogli una nuova rateizzazione. Il termine del 14 dicembre era infatti perentorio: se non si paga si decade dal diritto. Mentre l’attenzione pubblica è sul tema della rottamazione, c’è una beffa all’orizzonte: dal 2 gennaio, per riprendere le vecchie rateazioni erariali, si dovrà versare tutte le rate insolute e si ritornerà al vecchio metodo ante Covid”. Continua Stellato: “La bozza di decreto legge approvata dal consiglio dei ministri il 14 dicembre, che proroga a fine marzo lo stato di emergenza Covid, non richiamando le disposizioni contenute nell’art.27 comma 1 del dl. n.137 del 2020 che consentono la trattazione in remoto delle udienze, si presenta come un’ulteriore beffa verso i cittadini. Tenendo presente il comportamento molto variegato delle varie commissioni tributarie nel recente passato che spesso, anche a fronte di reiterate richieste per lo svolgimento dell’udienza a distanza, preferivano per “loro comodità“ l’udienza su carta, ossia svolta in forma scritta, la questione deve essere affrontata e risolta quanto prima per evitare che i futuri comportamenti seguiti dalle commissioni rischi di penalizzare il diritto di difesa dei contribuenti. Tenendo conto degli ultimi aggiornamenti normativi del sistema informativo della giustizia tributaria, questo diritto può essere preservato pienamente unicamente con udienze in presenza o, come ripiego, in remoto. L’ennesima mancanza di rispetto verso la dignità dei cittadini contribuenti da parte di chi, vivendo nei palazzi dei privilegi ha perso di vista la tragica realtà in cui versa il Paese scrivendo norme solo a favore di un sistema autoreferenziale, e che calpestando la Costituzione provoca danni irreparabili e drammi umani indegni di un paese civile.
Il Mattino