Sud, Carfagna: «Disabili e nidi, più risorse a chi è indietro nei servizi»

Sud, Carfagna: «Disabili e nidi, più risorse a chi è indietro nei servizi»
Ministro Carfagna, la fine del criterio della spesa storica parte dai Lep per il trasporto degli alunni disabili e dagli asili nido. Di cosa esattamente si tratta? ...

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Ministro Carfagna, la fine del criterio della spesa storica parte dai Lep per il trasporto degli alunni disabili e dagli asili nido. Di cosa esattamente si tratta?


«Immagini una famiglia con due figli: uno va bene a scuola, l'altro un po' meno risponde Mara Carfagna, ministro per il Sud e la Coesione territoriale -. Chi bisogna aiutare di più all'ora dei compiti? Ecco, i governi italiani finora hanno aiutato di più quelli che andavano già bene, i Comuni del Nord. Bologna o Torino avevano speso mille per pagare gli asili? Gli veniva trasferito mille. Al Sud veniva speso poco o nulla? Gli si dava poco o nulla. La ripartizione dei fabbisogni approvata in Conferenza Stato Città segue un nuovo principio: bisogna dare di più a chi ha meno, per consentire a tutti di raggiungere entro il 2027 il Livello essenziale di prestazioni fissato e finanziato dall'ultima legge di Bilancio, che per i nidi è 33 posti ogni 100 bambini residenti».

Come interverrà nel concreto questa nuova ripartizione?
«Da ieri accompagniamo a scuola 8.632 ragazze e ragazzi con disabilità che non avevano alcun servizio e portiamo al nido 15.639 bambini fino a 3 anni, liberando il tempo delle loro madri. Detta in modo più tecnico: nel 2022 finanziamo con 30 milioni di euro un'offerta aggiuntiva di 8.632 posti nel trasporto scolastico degli studenti disabili. I fondi sono stati concentrati sui Comuni che hanno una percentuale di copertura molto bassa, inferiore all'8,9».

Faccia qualche esempio, ministro.
«Le cito due soli esempi: Napoli avrà 750mila euro per 215 utenti aggiuntivi, Sassari 118mila euro per 34 nuovi posti. Ancora più significativo l'investimento per i nidi, dove c'erano 120 milioni di euro da ripartire: sono stati assegnati ai Comuni che offrono il servizio a meno del 28,8 per cento della popolazione infantile, allo scopo di estendere l'offerta a 15.639 bambini in più. Napoli avrà 3,8 milioni di euro per aprire 506 nuovi posti; Giugliano, famoso perché con 120mila abitanti ha un solo asilo nido, avrà 805mila euro per 105 nuove iscrizioni; Reggio Calabria 506mila euro per 66 posti aggiuntivi; Salerno 208mila euro per 27 posti».

Ma che segnali ha a proposito della capacità degli enti locali del Mezzogiorno di riuscire a cogliere fino in fondo questa opportunità?
«Non credo che sarà difficile. I Comuni potranno ampliare il servizio già esistente, con nuove strutture finanziate dal Pnrr o un migliore utilizzo degli spazi. In alternativa potranno ricorrere a convenzioni con i privati, trasferire le ricorse a Comuni vicini o anche usarle per voucher alle famiglie. Il solo vincolo è realizzare il numero di posti aggiuntivi che è stato programmato. E sono sicura che dopo tanti anni di austerity in materia di servizi educativi e sociali molti sindaci saranno ben lieti di dire ai loro amministrati: finalmente allarghiamo l'offerta anziché tagliarla».

Questa fiducia passa anche dal rafforzamento della struttura amministrativa dei Comuni? E in proposito, a che punto siamo con le nuove assunzioni negli enti locali del Sud?
«Dopo le due edizioni del concorso Sud abbiamo deciso che era il momento di una svolta: usare le risorse eccedenti destinate alle assunzioni di figure specializzate in altro modo. Nel decreto approvato ieri in Consiglio dei ministri ho inserito una norma che consente agli enti locali di dare incarico direttamente a professionisti con un contratto di lavoro autonomo. L'incarico non potrà durare più di 36 mesi, ma in questo modo le amministrazioni potranno avvalersi in tempi veloci delle professionalità necessarie per rispondere ai bandi del Pnrr. I contratti saranno stipulati sulla base di uno schema predisposto dall'Agenzia per la Coesione, che definirà le modalità della collaborazione».

Con i Lep lei ha parlato di una prima e potente picconata al muro della disuguaglianza, quando arriveranno le successive?
«L'indicazione e il finanziamento per legge di Livelli Essenziali di Prestazione che ciascun Comune deve assicurare ai cittadini è un obbligo costituzionale. Finora era stato disatteso. Questo governo ha aperto la strada e sono orgogliosa di averlo sollecitato a farlo su due materie l'educazione dell'infanzia e il sostegno alle famiglie dei disabili dove il gap tra Nord e Sud è davvero inammissibile. Gli altri Lep dovranno arrivare per forza: tra l'altro sono condizione essenziale per la riforma dell'Autonomia».

Al Nord si lamentano di risorse ritenute insufficienti per i Comuni. Siamo ad una nuova puntata del divario al contrario, piegato cioè alle visioni a dir poco discutibili del Settentrione?
«Dobbiamo essere bravi a evitare contrapposizioni che appartengono al passato. Il cambio di passo sulla questione meridionale sarà un vantaggio per tutti, e non solo per motivi di equità che pure sono importanti: finalmente il Sud non sarà più la ruota sgonfia del Paese ma verrà messo in condizione di contribuire alla crescita italiana».

Intanto si ripropone anche a livello di governo il tema dell'autonomia differenziata delle Regioni del Nord, la materia più divisiva di tutte...


«Non vedo rischi per il Sud dal processo dell'Autonomia se si rispetteranno i criteri di equità fissati per impedire che l'area più ricca del Paese cresca a danno della più povera. La definizione dei Lep è importante perché lavora in questa direzione: riequilibra gli investimenti dello Stato nelle diverse aree geografiche, e quindi l'offerta di servizi e l'accesso ai diritti costituzionali di ogni singolo cittadino». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino