Sud Italia, liberi 150mila posti nel settore pubblico con l'uscita degli over 63

In Italia si contano 400mila dipendenti pubblici con almeno 63 anni d'età, su un totale di 3,2 milioni registrati nella banca dati del Mef

In Italia si contano oltre 400mila dipendenti pubblici con almeno 63 anni d'età, su un totale di 3,2 milioni registrati nella banca dati del Mef
Nei primi giorni di maggio sono stati lanciati in Gazzetta Ufficiale sessanta concorsi pubblici da parte di atenei o aziende sanitarie del Mezzogiorno. Segno che il lavoro...

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Nei primi giorni di maggio sono stati lanciati in Gazzetta Ufficiale sessanta concorsi pubblici da parte di atenei o aziende sanitarie del Mezzogiorno. Segno che il lavoro qualificato nel settore pubblico, un tempo sogno proibito per i ragazzi del Sud, sta tornando un'opportunità da valutare. E il fenomeno è destinato a crescere rapidamente per ragioni demografiche ed economiche, per cui si può prevedere che i prossimi laureati e tecnici del Sud avranno un'opportunità che le generazioni precedenti non hanno avuto: poter scegliere. 

La svolta

Due le ragioni della svolta. La prima è economica: dopo anni di stretta e di blocco del turnover gli enti locali, le università, le strutture ospedaliere del Mezzogiorno grazie agli spazi di manovra del Pnrr possono tornare a pianificare assunzioni, naturalmente con criteri selettivi. Non le infornate degli anni Settanta, che tanti danni hanno fatto al sistema pubblico, ma assunzioni mirate nelle qualifiche, eppure consistenti nei numeri.

La seconda ragione è legata alla particolare forma della piramide demografica italiana, la quale non è affatto un piramide con la base larga ma vede la fascia più gonfia tra le persone nate negli anni Sessanta e quindi ormai prossime alla pensione. A fronte di generazioni di oltre un milione di persone come i nati nel 1964 (non a caso chiamati boomers) si avviano ad affrontare la maturità il prossimo 19 giugno meno di mezzo milione di giovani studenti. Un problema serissimo per la tenuta del sistema-Italia ma anche l'inedita opportunità per i ventenni di poter scegliere il lavoro che più piace, nel posto che si preferisce.

In Italia si contano oltre 400mila dipendenti pubblici con almeno 63 anni d'età, su un totale di 3,2 milioni registrati nella banca dati del Mef, chiamata Conto Annuale e che nel suo rapporto più aggiornato scatta la fotografia al 2021. Le regole per accedere alla pensione cambiano in continuazione ma il problema di svecchiare il personale è ben chiaro alle amministrazioni pubbliche. E la fetta di posizioni nel Mezzogiorno, pari al 34% del totale, permette di stimare in 150mila i posti prossimi a essere liberati nelle otto regioni meridionali. 

L'età dei prof

Il fenomeno è particolarmente rilevante nel mondo della scuola, che da solo conta 1,2 milioni dipendenti tra docenti e personale Ata, di cui il 39% al lavoro nel Mezzogiorno. I concorsi, in passato, hanno offerto maggiori opportunità nelle regioni del Nord per cui il percorso tipico di un insegnante meridionale prevedeva alcuni anni di servizio in una provincia settentrionale e poi quando il punteggio lo consentiva scattava il riavvicinamento a casa. La conseguenza di tale situazione è che l'età media dei prof è sensibilmente più alta al Sud e quindi nei prossimi anni ci saranno maggiori opportunità di diretto inserimento lavorativo nel proprio territorio degli aspiranti docenti meridionali.
I giovani, definiti dal ministero dell'Istruzione come il personale con al massimo 34 anni, sono appena il 10% del totale segno che a lungo le assunzioni sono state poche in tutte le regioni. Ma il Sud, che pure rappresenta quasi il 40% del mondo della scuola, vede gli assunti giovani pesare per meno del 20% dei totale. Nella fascia di età più elevata, quella indicata sulla banca dati del ministero come 54 anni e più, la quota del Mezzogiorno sul totale Italia sale al 46%. Certo, non tutti gli over 54 sono prossimi alla quiescenza ma si può stimare che gli insegnanti e il personale Ata ormai vicini al pensionamento siano quasi 90mila, di cui probabilmente la metà coperti da trasferimenti, ma in ogni caso rappresentano la fetta più consistente delle prossime posizioni libere nel Mezzogiorno.

La salute 

Nel settore sanitario alla criticità legata all'invecchiamento del personale si aggiunge l'effetto dei colli di bottiglia che negli scorsi anni hanno rallentato la formazione di medici e infermieri, al punto che le soluzioni in discussione prevedono il richiamo in servizio di medici molto anziani o il reclutamento di personale all'estero. Il Servizio sanitario nazionale conta in organico 670mila persone di cui appena 32mila con meno di trent'anni e 106mila con oltre sessant'anni al 2021. L'età media è di 50 anni. 

Comuni e Regioni 

Anche gli enti locali (Regioni e Comuni, in larga parte) soffrono l'invecchiamento del personale, con dati particolarmente significativi in Campania dove l'età media arriva a 55 anni. Su 30mila persone in organico secondo la fotografia del 2021 (quindi prima del Pnrr) addirittura 8.600 erano nella fascia d'età di 60-64 anni e altre 2.600 avevano 65 anni e più. Per confronto, si consideri che appena 400 avevano meno di trent'anni. Grazie al Pnrr ci sono già stati pensionamenti e assunzioni ma è facile stimare che la maggior parte delle sostituzioni scatterà nei prossimi cinque anni.  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino