Tasse, la Campania non rischia: male Lazio, Piemonte e Calabria

Tasse, la Campania non rischia: male Lazio, Piemonte e Calabria
La stretta sulla sanità con il possibile aumento delle tasse mette a rischio sette Regioni ma non la Campania. La legge di Stabilità appena arrivata in Parlamento, infatti,...

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La stretta sulla sanità con il possibile aumento delle tasse mette a rischio sette Regioni ma non la Campania. La legge di Stabilità appena arrivata in Parlamento, infatti, prevede una serie di controlli stringenti, non più generici per l’intera Regione ma specifici per la singola azienda ospedaliera.




E in base ai dati più recenti la Campania può vantare le migliori tre aziende ospedaliere d’Italia per equilibrio dei conti: Sun, Ruggi e Moscati mentre le tre peggiori fra le 108 censite in Italia sono nel Lazio. In base alla legge di Stabilità, le Regioni entro il 31 marzo 2016 sono obbligate a varare un piano di rientro triennale per ciascuna azienda ospedaliera o istituto di ricovero che non dovesse soddisfare l’equilibrio dei conti e la qualità nell’esito delle cure. I direttori generali delle aziende ospedaliere che non presentano entro 90 giorni il piano di rientro o che non lo rispettano alla prima verifica annuale decadono immediatamente.



Le Regioni che hanno aziende ospedaliere in rosso, inoltre, dovranno sanare il deficit e prevedere, se mancano soldi in cassa, un aumento dell’addizionale locale Irpef e dell’Irap. Gli enti in difficoltà potrebbero introdurre nuovi ticket, anche se la parola ticket non è mai citata nella legge di Stabilità.



È impossibile oggi prevedere con precisione la situazione che sarà fotografata al prossimo 31 marzo. I bilanci del 2015, cui per legge si dovrà fare riferimento, ovviamente ad anno in corso non sono ancora disponibili. Mentre per quanto riguarda la qualità delle prestazioni sanitarie, che si baseranno sui dati del 2014, si dovrà aspettare un decreto dei ministeri della Salute e dell’Economia che definisca i criteri per valutare la qualità dell’assistenza ospedaliera.



Né si può escludere che il Parlamento porti novità di sostanza allo schema predisposto dal governo. Intanto però sono disponibili sul sito dell’Agenas - la struttura pubblica che tiene sotto controllo il sistema sanitario nazionale - i bilanci del 2014 delle 108 aziende ospedaliere italiane, in base ai quali si può avere una prima indicazione delle Regioni che rischiano di più. La Campania, come si è detto, appare in condizioni favorevoli. Le aziende ospedaliere attive nel territorio sono dieci, delle quali soltanto una - la Rummo - ha chiuso i conti del 2014 in lieve passivo. La quota del rosso è di 506mila euro, pari allo 0,4 per cento dei ricavi mentre la legge fissa i parametri per far scattare il piano di rientro quando il disavanzo è a quota 10 per cento delle entrate oppure quando supera i 10 milioni di euro, per cui la Rummo è abbondantemente nei limiti. In pareggio o in lieve attivo sono i conti dell’azienda ospedaliera universitaria Federico II, delle aziende ospedaliere dei Colli, Cardarelli, Santobono-Pausillipon, San Sebastiano e l’Istituto Pascale.



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