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La guerra in Ucraina e l'incubo nucleare spaventano le Borse. Nel giorno dell'attacco russo alla centrale atomica di Zaporizhzhia i listini europei affondano. E mentre Stati Uniti ed Europa studiano nuove azioni per costringere Mosca a fermare le armi, Vladimir Putin avverte: «Altre sanzioni peggioreranno le cose». A Washington e Londra cresce infatti la pressione per colpire direttamente il gas e il petrolio russo per mettere alle corde il regime ed evitare che le entrate derivanti dall'esportazione delle materie prime bilancino i danni delle sanzioni. Una mossa delicata però per tutti i Paese europei, come l'Italia, che dipendono fortemente dalle forniture energetiche dell'ex Unione sovietica.
In questo clima di altissima tensione ieri il listino tricolore ha chiuso con un tonfo del 6,2%, confermandosi il peggiore in Europa e scendendo ai minimi dal febbraio dell'anno scorso. Dall'inizio del conflitto Piazza Affari ha ceduto il 13% e dai massimi di inizio gennaio il 20%. In una giornata i mercati europei hanno bruciato circa 394 miliardi di capitalizzazione, 36 miliardi solo Milano. Piazza Affari da quando è iniziata l'invasione russa ha visto volatilizzarsi quasi 100 miliardi di capitalizzazione. Ieri sono crollate comunque anche Parigi (-5%), Francoforte (-4,4%) e Londra (-3,6%), mentre a New York il Dow Jones ha limitato le perdite allo 0,5%. Ancora chiusa invece la Borsa di Mosca, ferma per il quinto giorno consecutivo per evitare il collasso, mentre le agenzie di rating continuano a declassare il Paese. «La guerra in Ucraina e le sanzioni imposte possono avere implicazioni per il settore finanziario che si estendono ben oltre l'area del conflitto», ha sottolineato l'americana S&P Global Ratings.
Nel frattempo la guerra continua a far volare i prezzi delle materie prime.
Tornando alle azioni, sul listino milanese pioggia di vendite sulle banche e in particolare ancora una volta nel mirino soprattutto Unicredit, per la sua esposizione in Russia, che ha chiuso con un calo del 14% a 9 euro (-36% dall'inizio del conflitto). Ancora peggiore la scivolata di Tim, che ha lasciato sul terreno quasi il 16% ma per i conti in pesante rosso e il nuovo piano che non ha convinto gli investitori.
Passando alle valute l'euro è scivolato sotto la soglia di 1,1 dollari per la prima volta da maggio 2020, mentre si è attestato a 160 punti il differenziale tra Btp e Bund tedeschi (in salita dai 155 del giorno prima) ed è sceso all'1,53% il rendimento del Btp decennale italiano.
Intanto la tempesta che si è scatenata sui listini potrebbe congelare le nuove quotazioni a Piazza Affari, dopo i 48 debutti registrati sul mercato l'anno scorso. La paura della guerra rischia infatti di far slittare a tempi migliori gli sbarchi sul mercato già programmati per questo periodo.
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