ROMA. Nessuna sorpresa da Washington. L'incontro di calendario del direttivo della Banca centrale americana si è concluso come previsto con la decisione di aumentare il...
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Erano state proprio le preoccupazione per un'inflazione crescente a giustificare nelle parole della direttrice della Fed, Janet Yellen, un anno fa la ripresa degli aumenti dei tassi. Se la tendenza continua a dispetto di un calo oggi, è perché il resto del quadro generale continua a indicare una crescita dell'economia nazionale, sia pure al passo rallentato del dopo crisi. Il governo Trump ha promesso politiche di rilancio e una crescita turbo, ma al momento i dati non sono ancora in grado di confermarla. La decisione del Fomc è stata collegiale, con il solo dissenso di Neel Kasshkari della sede di Minneapolis. Dodici dei sedici direttori concordano invece nel prevedere che un terzo aumento dei tassi sarà ancora necessario prima della chiusura dell'anno. Un ulteriore ritocco dello 0,25% potrebbe arrivare con la seduta di settembre, e portare il costo del dollaro a quota 1,25 1,50%.L'opposizione di Kashkari riguarda la mancata azione immediata sul pesante bilancio di 45.000 miliardi in assets che la Fed si trova a gestire al termine delle operazioni di pulizia e di incentivazione del dopo crisi. Il banchiere di Minneapolis avrebbe voluto vedere approvato un piano organico di dismissioni, prima di procedere con l'aumento del tasso. La Fed ha invece deciso di rinviarle all'inizio del prossimo anno. Procederanno a pieno regime con un ritmo di vendite mensile di 30 miliardi di dollari in obbligazioni statali, e 20 miliardi in securities legate ai mutui immobiliari. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino