Nel calderone dei segreti della Repubblica c'è di tutto, dalla tragedia del Dc-9 Itavia di Ustica del 27 giugno 1980, i cui quarant'anni sono stati appena celebrati...
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«Oggi è il giorno della verità storica e della trasparenza», è il commento a caldo del Presidente del Senato, Elisabetta Casellati. «Sono molto soddisfatta. È il coronamento d'una mia battaglia personale. Ho fortemente voluto questo risultato. La memoria delle vittime e il dolore dei familiari hanno diritto alla piena chiarezza su fatti che hanno segnato tragicamente la storia di tutto il Paese». Il segreto che è stato tolto è, per la verità, soltanto quello funzionale.
Resta il cancellino strisciato sui documenti dal segreto di Stato, che è prerogativa del governo. Ma intanto l'idea che almeno il Senato abbia fatto la sua parte, fa sperare in qualche spezzone di verità che su fatti così diversi riesca pian piano a emergere fra le pieghe di tutte le carte prodotte da inchieste e audizioni che non potevano essere divulgate.
Come Ustica, che lunghe e costosissime indagini di tanti magistrati non sono riuscite a illuminare né definire con sentenze univoche (nel civile e nel penale, le verità adombrate sono radicalmente divergenti). E Maurizio Gasparri, che plaude alla decisione del Senato (di cui fa parte), ricorda per esempio che c'è ancora «un'omertà di Stato che va sconfitta», e cita carte del 1979-80 che insieme «al collega Carlo Giovanardi ho potuto consultare nel 2016 in quanto tutti e due membri della Commissione d'inchiesta sulla morte di Aldo Moro».
Documenti sul «carteggio tra il nostro governo e la nostra Ambasciata a Beirut dopo il sequestro a Ortona di missili terra-aria ai palestinesi, e sulla reazione delle frange di estremisti spalleggiate dalla Libia». Non basta, sostiene Gasparri, togliere il segreto funzionale se poi resiste quello di Stato su incartamenti conservati in sedi non parlamentari. E per Massimo Teodori, radicale che ha partecipato a tante Commissioni d'inchiesta, «ci sono ormai libri su libri, scritti dagli stessi consulenti delle Commissioni, che sfruttano quei documenti e fanno sì che gran parte dei misteri d'Italia siano dei non misteri. Inoltre, c'è spesso molto di più negli atti giudiziari, comprese le istruttorie e le sentenze, che non nei documenti delle Commissioni che si riducevano spesso a teatrini politici». Una volta firmato il provvedimento dal presidente Casellati, le carte non più segrete saranno consultabili, Covid permettendo, probabilmente da metà luglio. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino