Violenza economica sulle donne: cos'è e come si previene

L'intervista ad Azzurra Rinaldi, economista femminista e co-fondatrice di Equonomics

Violenza economica sulle donne: cos'è e come si previene
Quando si parla di violenza sulle donne solitamente si fa riferimento a quella fisica, tuttavia il fenomeno è molto più sfaccettato tanto che nel 1979 la psicologa...

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Quando si parla di violenza sulle donne solitamente si fa riferimento a quella fisica, tuttavia il fenomeno è molto più sfaccettato tanto che nel 1979 la psicologa Leonor Walker elaborò il ciclo della violenza, spiegando che il suo sviluppo parte da una fase di tensione fino al culmine che consiste proprio nelle aggressioni fisiche. Il ciclo è inoltre caratterizzato da una serie di micro-dinamiche che si verificano trasversalmente nelle diverse fasi. Tra queste figura la violenza economica.

«Uno dei grossi problemi della violenza economica - spiega Azzurra Rinaldi, economista femminista e co-fondatrice di Equonomics - è che è proprio difficile da individuare. Questo da un lato perché ci rimanda a dei modelli culturali che ancora oggi è possibile individuare nei contesti familiari e dall'altro, perché culturalmente le donne non vengono abituate a parlare di denaro, anzi in alcuni casi si ritiene persino volgare che le signore parlino di denaro e ciò fa sì che per le donne non sia un ambito normalizzato». 

Se è più facile individuare i pattern della violenza fisica e psicologica, «Le forme di violenza economica sono moltissime - continua Rinaldi -, dai casi eclatanti in cui magari i risparmi accumulati che derivano da regali vengono sottratti dall'abusante, a delle forme che sono molto più subdole e difficili da identificare, ad esempio il compagno che controlla le spese o che obbliga la donna a chiedere perfino i soldi per la spesa o di mostrare gli scontrini. L'abusante arriva a nascondere le informazioni circa le finanze della famiglia quindi quanti soldi ci sono sul conto corrente. Ciascuno di questi comportamenti deve rappresentare per le donne un campanello d'allarme».

Diventa fondamentale quindi, avere una certa dipendenza economica che si ottiene grazie all'occupazione. Tuttavia, dal 2018 al 2021 si è registrato un aumento del tasso di inattività femminile che è passato dal 43,8% al 44,6%. La pandemia ha acuito la problematica della disoccupazione femminile tanto che nel 2020 il 70% dei 444mila occupati in meno rispetto al 2019 era costituito da donne.

«Purtroppo la violenza economica - aggiunge - è legata a doppio giro con la dipendenza economica. In Italia il tasso di occupazione femminile è in assoluto fra i più bassi in Europa. Nel Nord Italia si avvicina o supera in certi casi il 60% mentre in alcune regioni del Sud Italia è esattamente la metà, ovvero il 30%. Le donne disoccupate sono più esposte perché non hanno proprio denaro da gestire e quindi devono necessariamente utilizzare le finanze accumulate dal marito o dal compagno. È chiaro che questo è un po' un cane che si morde la coda cioè è un tipico circolo vizioso, aggravato anche dal fatto che le donne si fanno carico delle attività di cura e quindi dell'assistenza ad anziani, parenti e figli, che in realtà dovrebbe far parte della vita normale di una persona adulta». 

Dal report dell'Ispettorato nazionale del lavoro emerge che nel 2021 sono circa 38 mila le madri che hanno lasciato il proprio lavoro. «Secondo la International labour organization in Italia il 75% delle attività di cura viene portato avanti dalle donne e ogni donna italiana in media spende circa sei ore e mezzo per queste attività che non vengono retribuite: è quasi una giornata lavorativa. Queste attività non sono appannaggio del genere femminile ma degli adulti in generale. Il punto di partenza è quindi la condivisione dei compiti ma senza dubbio è necessario agevolare il lavoro femminile perché avere un proprio lavoro e avere un proprio reddito, guadagnarlo e poterlo gestire è il fattore fondamentale che consente di uscire dalle situazioni di violenza non solo economica ma anche di violenza tout court", conclude Rinaldi. 

Come si sfugge, quindi, alla violenza economica? «Il modo migliore - afferma Giulia Fidilio, educatrice finanziaria - è indubbiamente la prevenzione. Va bene partire dai percorsi di consapevolezza economica già nelle scuole magari mirati proprio al pubblico femminile ma possiamo partire ancora prima, proprio nelle nostre case, insegnando ai nostri figli e alle nostre figlie che amore e denaro sono due cose completamente separate e che è un diritto di ciascun individuo all'interno di una coppia quello di mantenere la propria identità finanziaria senza scendere a compromessi». 

«Il consiglio che do sempre alle giovani coppie - continua - è di farsi domande scomode e di cercare di mettere in chiaro le cose e soprattutto di non scendere a piccoli compromessi oggi che poi rischiano di trascinarsi a diventare grandi macigni domani. Prima delle esigenze della coppia e della famiglia ci sono indubbiamente quelle individuali: è giusto prendersi cura di sé e dei propri soldi ed essere indipendenti prima ancora di essere parte di una relazione».

Gestire correttamente il denaro è una sfida specialmente per le generazioni più giovani, bombardate sui social da influencer che ostentano la propria ricchezza. «Dell'argomento ne ho parlato approfonditamente nel mio libro “Soldi: piccole scelte per grandi risultati”. Ci sono fenomeni, come la fomo cioè quella paura di perdere delle opportunità, da sempre presenti ma sicuramente esasperati dall'avvento dei social. C'è un fenomeno nuovo che è quello della spettacolarizzazione delle vacanze che è una cosa che prima non esisteva. Quando si faceva un viaggio rimaneva un'esperienza privata dei diretti interessati, oggi si ostentano vacanze sfarzose, spiagge deserte ed esperienze mirabolanti», aggiunge Fidilio.

«Vorrei ricordare ai giovani che questo rischia di dar loro una percezione errata, non solo in merito alla gestione del denaro ma anche in merito alle aspettative future. Tutto questo genera ancora più confronto sociale e ancora più ansia da prestazione e stress. Per ricordare che che non è tutto oro quello che luccica e che la realtà non è esattamente quella dei social, è utile l'hashtag #Instagramvsreality. Bisogna poi ricordare che la chiave per vivere bene e per vivere felici non è tanto rincorrere qualcosa che non si ha quanto imparare a gestire bene quello che si possiede», conclude.

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Il Mattino