Tocca a Invitalia, dunque, e il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, sa di giocarsi una partita che anche sul piano politico non è affatto secondaria....
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Tocca a Invitalia, come detto, e come ormai si dava per scontato considerato l'assoluto immobilismo della vertenza. Non a caso sono stati proprio i rappresentanti della società pubblica a indicare, sia pure per sommi capi, il percorso che li attende. Invitalia monitorerà prima il settore degli elettrodomestici dove però, a parte la disponibilità degli italo-svizzeri di Prs sempre rifiutata da lavoratori e sindacati, non si sono finora registrate altre manifestazioni di interesse per via Argine. Poi la ricerca si estenderà anche ad altri comparti industriali con un punto di non ritorno piuttosto chiaro: serve un'offerta di acquisto legata ad un piano industriale serio e duraturo, capace cioè di garantire la continuità produttiva del sito e la saturazione di tutti i livelli occupazionali. Non sarà semplice considerati la crisi del settore degli elettrodomestici e le difficoltà di nuovi investimenti produttivi nell'area napoletana, per non parlare dei dubbi legati alle riconversioni industriali, soprattutto nel Mezzogiorno. Invitalia può mettere sul piatto la garanzia di risorse pubbliche per l'eventuale ristrutturazione dello stabilimento e gli incentivi per favorire la nuova missione produttiva. Ad essi potrebbero aggiungersi i 20 milioni assicurati dalla Regione Campania sul cui utilizzo, peraltro, nessuno anche ieri si è sbilanciato: alle legittime domande dell'assessore regionale al Lavoro, Sonia Palmeri, non è arrivata infatti alcuna risposta. «La nostra disponibilità rimane ma in condizioni di certezza che ieri non si sono viste», commenta preoccupata la Palmeri.
Sul piano strettamente tecnico, le ipotesi operative del cosiddetto piano B non mancano. Contratto di programma, contratto di sviluppo, equity, è lungo l'elenco delle possibilità previste dalla legge per questo genere di ricollocazioni. E lo stesso vale per le ipotesi societarie: il nuovo acquirente (perché di questo probabilmente si tratterà, non di un partner industriale come pure si era detto in passato) potrà operare da solo o con il sostegno di capitale pubblico. Ma questi, in fondo, sono aspetti al momento secondari per la sorte di via Argine. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino