Blatter, timida apertura sulle tecnologie: quelle semplici che però non esistono

Rooney protesta con l'arbitro Larrionda
JOHANNESBURG (28 giugno) - E' bufera per le gaffes degli arbitri nel mondiale, dopo i casi di Larrionda, gol non concesso a Lampard in Germania-Inghilterra, e Rosetti, rete...

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JOHANNESBURG (28 giugno) - E' bufera per le gaffes degli arbitri nel mondiale, dopo i casi di Larrionda, gol non concesso a Lampard in Germania-Inghilterra, e Rosetti, rete assegnata a Tevez nonostante fosse in evidente fuorigioco. Ci pensa Joseph Blatter a calmare la rivolta di diverse Federazioni che già chiedono la sua testa in un'intervista esclusiva alla Cnn, nella quale apre, in contrasto con l'International Board che si è appena confermato contrario, alla tecnologia.




Il presidente della Fifa, però, con la sua vocina fastidiosa, si siede al tavolo da doppio giochista. Lo fa da sempre, tanto le carte le porta lui: «Sono favorevole all'introduzione di tecnologie video sulla linea di porta, ma solo a patto che il dispositivo tecnico sia accurato e non complicato: di semplici per ora non ce ne sono». Un giorno ci spiegherà che cosa sta a significare questa frase. Perché il dispositivo deve solo funzionare. E aiutare arbitri che, scelti dagli uomini di Blatter (non va dimenticato), non sembrano all'altezza. Il doppio gioco del presidente Fifa è chiaro. E si capisce quando dal suo entourage chiedono di non trasmettere più le azioni contestate sui tabelloni, come è successo dopo la rete di Tevez al Soccer City.



Meglio nascondere certi orrori, a grandi e piccini che sono allo stadio. Rosetti avrebbe voluto farsi aiutare dalle immagini. Ha alzato lo sguardo verso lo schermo e l'argentino Heinze gli ha chiesto che cosa stava facendo. Ma l'arbitro tornese si è ricordato degli ordini del colonnello Sepp: chiudere gli occhi, certi film fanno male al calcio. La finale l'ha persa, come l'urguaiano Larrionda, accompagnato fuori dal mondiale dall'assistente Espinosa. Rosetti paga per aver dato retta a Blatter che si arrabbiò, un anno fa, quando l'inglese Webb, nella gara Brasile-Egitto della Confederations Cup, non vide un fallo di mano nell'area egiziana, condendo l'angolo. Il quarto uomo lo avvertì e Webb, dopo quasi un minuto, assegnò il rigore (e tirò fuori pure il cartellino rosso).



La Fifa s'infuriò. Webb, però, è il primo candidato per la finalissima dell'11 luglio al Soccer City, favorito dall'uscita di scena, tra fischi e fiaschi, di Larrionda e Rosetti. Il 22 maggio, a Madrid, ha diretto la finale Champions e potrebbe fare l'enplein. I rivali: lo svizzero Busacca, pupillo di Blatter, e il messicano Archundia. Per i guardalinee in crisi, oggi test-fuorigioco, in tutti i sensi, per i giornalisti che proveranno ad alzare la bandierina al posto degli assistenti degli arbitri, al quartier generale dei direttori di gara, a pochi chilometri da Pretoria. Operazione simpatia o ricambio in corsa? Noi ci saremo, a sventolar bandiera gialla. E non bianca. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino