TREVISO - Sedotti sul web e attirati in trappola con foto osè e frasi ammiccanti, attraverso chat, Facebook, o le applicazioni degli smartphone dedicate ai siti di incontri...
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L’ultima frontiera della sexy estorsione, ormai diffusissima in rete, ha fatto anche tre vittime trevigiane: un panettiere 55enne di Motta di Livenza, un operaio 35enne di Spresiano e uno studente trevigiano di 20 anni.
«O mandi 500 euro o il tuo video verrà pubblicato su Youtube e Facebook»: questa la richiesta che sono stati costretti a soddisfare per evitare l’umiliazione sul web. Un tunnel senza fine per chi resta invischiato, perchè non si ferma certo con l'invio del denaro (generalmente 500 euro attraverso carta di credito) ma prosegue con altre richieste di soldi, meno proibitive (200 euro o giù di lì) ma egualmente sfiancanti. Un tecnica ben collaudata e a dir poco diabolica quella delle sexy ricattatrici o di chi si spaccia per esserlo.
Documentandosi attraverso il web (ad esempio leggendo le informazioni presenti nelle pagine personali dei social network), queste persone riescono a sapere parecchio della vittima prescelta: si tratta di informazioni utili per rafforzare la minaccia con frasi come «lo dico a tua moglie», oppure «so dove lavori».
Quasi impossibile uscire da questa spirale fatta anche di pressanti email o messaggi in chat che rafforzano l’urgenza di effettuare il versamento e di farlo presto per evitare la diffusione virale. Sono stati ben 30 i casi denunciati negli ultimi mesi alla polizia postale del Veneto: un dato sconfortante visto che quasi almeno il doppio delle persone rinuncia ad agire per vergogna o per evitare che moglie o fidanzata ne vengano a conoscenza.
Tutti, compresi i trevigiani, hanno compiuto il medesimo percorso: prima hanno ricevuto l’email di una ragazza irresistibile, una nuova amicizia aggiunta su Facebook o sulla classica chat per incontri erotici. «Quando arrivano a denunciare questi episodi -dicono gli investigatori della polizia postale di Venezia - il problema non è mai il denaro, ma il fatto che le vittime non riescono a uscire dal ricatto in cui sono entrate». Poi per tutti c’è stato lo choc di sapere che le proprie nudità sarebbero state esposte in pubblico.
Le ragazze che si mostrano in video e che attirano i "clienti", tra l’altro, non sono neppure autentiche: si tratta di filmati preregistrati mandati in video dal ricattatore (che può essere anche un uomo) per indurre la vittima a eccitarsi. E quando ci riesce, il gioco è fatto. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino