Nuova imprenditorialità, accesso al credito legato alla capacità di innovare, e alternanza scuola-lavoro sono alcuni dei pilastri su cui si basa l'accordo...
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«Con l'accordo - ha detto Baban - le imprese hanno molti più stimoli, un panorama nuovo che è definito da che cosa può dare il '4.0', quindi non possono più permettersi di non provarci». «In Italia - ha aggiunto - non è stato raccontato adeguatamente il cambiamento culturale e tecnologico iniziato nel 2000, e questo errore strategico ci ha condannato a rimanere nella categoria dei Paesi dal pensiero lento. Ora dobbiamo impegnarci per essere parte attiva della seconda fase di questa accelerazione». «Sicuramente - ha rilevato Baban - l'aspetto degli incentivi è in primo piano, soprattutto se si parla di 'Industria 4.0' nel Mezzogiorno. In questa ottica oggi abbiamo presentato l'accordo con Intesa Sanpaolo».
«Ora non ci sono più alibi - ha concluso - investire nel Mezzogiorno conviene e c'è liquidità da destinare alle imprese». Dal canto suo, Guido ha evidenziato che «seppure in un quadro economico migliorato rispetto al passato, dobbiamo registrare come non vi sia ancora un'adeguata ripresa degli investimenti produttivi. È un problema globale, ma che in Italia è particolarmente avvertibile vista la piccola dimensione e conseguente scarsa patrimonializzazione delle nostre Pmi».
«L'accordo che presentiamo oggi - ha rilevato - vuole aiutare le aziende italiane a migliorare la loro capitalizzazione e a cogliere le grandi opportunità che la digitalizzazione e i nuovi scenari offerti dalla quarta rivoluzione industriale offrono. Azioni che richiedono investimenti sia finanziari che nel capitale umano». «Intesa Sanpaolo - ha concluso - ha di recente lanciato il 'Progetto Filierè, che va nella direzione di agevolare la richiesta ed il costo del credito per tutte quelle aziende fornitrici di un progetto produttivo». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino