I 4 elementi a Futuro Remoto: le nuove tecnologie per la vita

I 4 elementi a Futuro Remoto: le nuove tecnologie per la vita
Acqua, terra, fuoco e mare: ogni nuova tecnologia parte dai 4 elementi. Talvolta sono solo suggestioni, come per esempio un comportamento in natura che poi viene studiato in...

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Acqua, terra, fuoco e mare: ogni nuova tecnologia parte dai 4 elementi. Talvolta sono solo suggestioni, come per esempio un comportamento in natura che poi viene studiato in laboratorio e riprodotto in chiave tecnologica. Oppure possono essere le materie prime per creare qualcosa che renda migliore la vita di tutti. Passeggiando tra i padiglioni di Fututo Remoto si può osservare quanto la natura sia paradossalmente la matrice di tutto, per quanto futuristico e macchinoso possa sembrare.


Il mare è il punto di partenza di questo viaggio nella tecnologia seguendo i 4 elementi. Per esempio i ricercatori della stazione zoologica Anton Dhorn hanno studiato il movimento delle onde del mare. Partendo da qui hanno capito che questo movimento avrebbe potuto generare energia, come quella che sfrutta la piccola navicella che naviga da sola e procura ai ricercatori informazioni utili in mezzo al mare.
 

Tanta tecnologia è usata per lo studio dell'interno della Terra per capire fenomeni come i terremoti o le eruzioni vulcaniche. E proprio nella terra troviamo le materie prime che permettono agli ingegneri di IMAST,  il Distretto tecnologico dell’ingegneria dei materiali compositi e polimerici che ha sede a Napoli, di combinare polimeri per creare materiali sempre migliori. Come fanno? Semplicemente applicando alla materia criteri che è proprio la natura a suggerire.

Poi si arriva nello spazio. Nel padiglione 3 il CIRA, Centro Italiano Ricerche Aerospaziali, l'ASI, Agenzia Spaziale Italiana e l'INAF, Istituto Nazionale di Astrofisica, hanno allestito un enorme spazio espositivo dove poter vedere e toccare con mano le ultime evoluzioni tecnologiche per rendere possibile la vita nello spazio. Come ad esempio piantare l'orto sulla Luna o su Marte grazie a un'innovativa serra idroponica.  
 

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Il Mattino