«L'intelligenza artificiale non esiste se applicata superficialmente»

Il focus con Fabio Ferrari, presidente di Ammagamma

Intelligenza artificiale
Da Lensa AI a Chat GPT, fino alla più recente introduzione di Bing AI da parte di Microsoft, l'intelligenza artificiale è sempre più pervasiva ed è...

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Da Lensa AI a Chat GPT, fino alla più recente introduzione di Bing AI da parte di Microsoft, l'intelligenza artificiale è sempre più pervasiva ed è sempre più alla portata di tutti. Per Fabio Ferrari, presidente di Ammagamma, è importante che se ne parli e che la conoscano il maggior numero di persone possibile «perché è un'applicazione matematica che aiuterà sempre di più l'uomo e l'ambiente in modo concreto». 

Tuttavia, «Come Ammagamma - continua Ferrari - abbiamo notato che il modo in cui si racconta l'intelligenza artificiale può essere pericoloso, poiché spesso viene associata a delle applicazioni a uso effimero o che rischiano di mettere l'uomo in secondo piano, che finirebbe perciò per subire questa tecnologia. Abbiamo deciso quindi che per noi “l'intelligenza artificiale non esiste” quando viene raccontata in relazione a un'applicazione superficiale, ma esiste l'AI che porta benefici all'uomo e all'ambiente, che cambia e migliora lo stato attuale delle cose, rendendo più sostenibili le attività produttive e la relazione dell'uomo con il pianeta». Lo aveva già anticipato Luciano Floridi, ordinario di Filosofia ed etica dell'informazione all'Università di Oxford, affermando che l'intelligenza artificiale è ben lungi dall'essere cognitiva: ciò che conta è il risultato ma non che il suo comportamento sia produttivo e quindi intelligente. 

Proprio per questo motivo, «Le aziende - aggiunge Ferrari - non dovrebbero semplicemente affidarsi all'intelligenza artificiale, ma dovrebbero conoscerla per capire come applicarla ai loro processi produttivi per superare delle sfide che altrimenti sarebbe difficile affrontare senza. Serve perciò portare nelle aziende una cultura, un modo di leggere i dati e le informazioni e un modo di comprendere la matematica e quindi l'AI per far sì che questi strumenti di intelligenza artificiale siano al servizio delle persone e delle loro attività quotidiane».

Secondo una ricerca di Accenture condotta su 1200 aziende, solo il 12% fa progredire la propria maturità in ambito di intelligenza artificiale in misura sufficiente da realizzare una crescita maggiore dei ricavi e una trasformazione del business. Vengono chiamati “AI achivier” e presentano risultati migliori dei competitor sia nel campo della customer experience che in quello della sostenibilità. Caratteristica fondamentale degli achiever è quella di progettare l'AI in maniera responsabile sin dal principio.

«Ultimamente si parla di intelligenza artificiale generativa, e pur essendo un ambito di applicazione interessante resta da comprendere come renderlo operativo nella quotidianità dell'azienda. Esistono però delle soluzioni che possono aiutare subito le persone che lavorano nelle aziende, come gli strumenti di previsione della domanda, molto utili in questo momento in cui i mercati sono difficili da prevedere e ci sono grandi cambiamenti di prezzi e di valute. Ancora, altre legate all'organizzazione all'interno dell'azienda e di conseguenza alla pianificazione della produzione ma anche all'approvvigionamento dei materiali e alla gestione dei magazzini. Tutte queste applicazioni sono legate alla supply chain e hanno un forte impatto sull'azienda. Altre applicazioni della stessa sono legate all'ottimizzazione dei sistemi energetici, con l'obiettivo di ridurre i consumi e l'impatto ambientale", conclude Fabio Ferrari. 

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Il Mattino