Da uno studio congiunto tra l'Università di Stanford in California e la sede napoletana e genovese dell'Istituto Italiano di Tecnologia nasce la ricerca che...
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«I biosensori, le protesi e gli altri materiali sintetici che entrano in contatto con il corpo umano - spiega Francesca Santoro, giovane ricercatrice napoletana - devono essere attentamente progettati per ottimizzare l'interfaccia con le cellule. La biocompatibilità, il tasso di rigetto, l’efficienza e le prestazioni in generale dipendono fortemente dalla stretta interazione tra i biomateriali e le cellule o i tessuti». In futuro molti dispositivi biomedici sfrutteranno nanostrutture tridimensionali per migliorare l'interazione con cellule e tessuti del corpo umano. È fondamentale comprendere con precisione come le nanostrutture 3D interagiscono con le cellule per progettare biosensori perfettamente affidabili e ad alte prestazioni. Nell’ambiente scientifico, la penetrazione spontanea delle nanostrutture 3D nelle cellule è un topic aperto e tuttora dibattuto. Una riposta chiara a questa domanda è importante per ottenere il pieno controllo delle funzionalità dei nuovi dispositivi biomedici, in particolare per quanto riguarda la somministrazione controllata di farmaci, i trattamenti mirati, il campionamento di materiale biologico e le registrazioni di elettrofisiologia.
«Nell’articolo - continua Santoro - facciamo luce su questo tema della rottura della membrana cellulare quando questa si interfaccia con nanostrutture 3D verticali, dimostrando che è possibile controllare l'adattamento della membrana e la sua integrità attraverso l'attenta progettazione delle nanostrutture in termini di dimensioni e geometria. Il nostro studio sfrutta le più recenti tecniche di microscopia e di elettrofisiologia per investigare l'interfaccia cellula/nanostruttura con una alta risoluzione spaziale e durante tutte le fasi temporali della coltura cellulare, dall’adesione iniziale delle cellule fino alla loro proliferazione in diversi giorni. I nostri risultati faciliteranno l'ingegnerizzazione di nuovi biodispositivi e biomateriali che offriranno una interazione riproducibile e controllabile con le cellule umane, introducendo nuove funzionalità e migliorando le prestazioni». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino