Startup, Campania terza in Italia: 1.400 imprese in pista

Nel 2022 gli investimenti di capitali di rischio nelle startup italiane hanno superato i 2 miliardi di euro

Startup, Campania terza in Italia
Le start up aumentano su tutto il territorio nazionale e l'incremento del numero delle aziende innovative riguarda soprattutto il Mezzogiorno, in particolare la Campania. Tra...

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Le start up aumentano su tutto il territorio nazionale e l'incremento del numero delle aziende innovative riguarda soprattutto il Mezzogiorno, in particolare la Campania. Tra le start up iscritte nel Registro delle imprese, circa il 13 per cento sono quelle femminili, ovvero con quote di possesso e cariche amministrative detenute in maggioranza da donne. A dieci anni dall'introduzione della figura giuridica della start up, il fenomeno delle società di capitali costituite da meno di cinque anni e con un fatturato annuo inferiore ai cinque milioni di euro è cresciuto fino a superare il miliardo di euro di fatturato globale sul territorio nazionale.

La Campania è la terza regione italiana per numero di start up innovative. Il monitoraggio effettuato da Infocamere, aggiornato al terzo trimestre 2022, ne ha censite 1392, il 9,5% del totale nazionale, alle spalle di Lombardia e Lazio. Il 42% delle aziende meridionali si concentra proprio in Campania. Napoli figura al terzo posto, dietro Milano e Roma, nella graduatoria nazionale per province, con 705 imprese innovative. La presenza femminile risulta in aumento. Le start up detenute in maggioranza dalle donne sono oltre 200, il 13 per cento del totale, una percentuale superiore a quella delle imprese tradizionali. «Siamo particolarmente orgogliosi - sottolinea Valeria Fascione, assessore regionale al ramo - del crescente protagonismo femminile nell'imprenditorialità innovativa. La Campania è sempre stata in prima linea per la partecipazione delle donne ai processi di innovazione, attraverso la riduzione della disparità di genere, la promozione dell'accesso alle tecnologie e allo sviluppo delle competenze digitali. Abbiamo introdotto il Registro regionale delle imprese virtuose in materia retributiva di genere, in linea con il Pnrr che attribuisce al tema della parità tra uomo e donna rilevanza in tutte le sue componenti. Sostenere i nuovi modelli di impresa innovativa, significa creare strumenti a diversa intensità per la nascita, la crescita e l'internazionalizzazione». 

La classifica delle start up per settori vede al primo posto l'Ict. Oltre la metà delle aziende censite appartiene al filone di attività che comprende robotica, domotica, intelligenza artificiale, machine learning e, più in generale, le tecnologie dell'informazione e della comunicazione. Un altro settore rilevante in Campania è quello delle imprese che lavorano sulle scienze delle vita, ovvero quelle impegnate su nuovi farmaci e nuovi prodotti biomedicali. Al terzo posto figurano i progetti che lavorano nelle filiere industriali, come quello dell'aerospazio. Il dinamismo della Campania viene confermato anche dalla diffusione degli incubatori certificati dal Mise. Con la prossima certificazione di Giffoni Innovation Hub, in programma nelle prossime settimane, gli incubatori diventeranno 7. Un numero che porta la Campania al secondo posto dietro il Lazio. 

Il lavoro nelle start up rappresenta un obiettivo per molti giovani, che le preferiscono alle grandi aziende. «Le start up - spiega Giorgio Ventre, direttore dell'Apple Academy di San Giovanni a Teduccio - fanno attività più dinamiche e innovative ed hanno una struttura aziendale più orizzontale. I ragazzi preferiscono affrontare anche l'incertezza rispetto al lavoro in una grande azienda perché si sentono più liberi. I giovani, sia pure con alcune eccezioni, tendono a prediligere la qualità del lavoro al nome dell'azienda. L'ho verificato in molti casi con i ragazzi della Apple Academy. È la solita storia del preferire un triciclo da fare completamente, anziché la ruota di una sola auto». Per le start up meridionali, però, manca l'ultimo tassello. «Occorre che il governo nazionale - continua Ventre - incentivi l'acquisto di innovazione da parte del pubblico e del privato. In parole povere, bisogna sostenere la domanda di innovazione e non solo l'offerta. Le grandi aziende e gli enti pubblici dovrebbero dare una chance alle start up. Se le start up avessero più mercato, automaticamente gli investitori troverebbero conveniente puntare su di esse». 

Nel 2022 gli investimenti di capitali di rischio nelle start-up italiane, secondo l'EY Venture capital barometer, hanno superato i 2 miliardi di euro, un dato in crescita del 67% rispetto al 2021. Ma solo una minima parte si è concentrata in Campania, dove si conferma la penuria di investitori nel settore, a dispetto dell'elevato numero di aziende innovative. Le start up campane avranno una possibilità nella primavera prossima partecipando alle tappe estere di Smau 2023 in programma a Parigi, Londra e San Francisco. La selezione, per il matching dedicato all'innovazione, è riservata a 21 start up. «Nella prossima programmazione confermiamo il nostro impegno verso le giovani imprese, con 50 milioni di euro di fondi Fesr», conclude Fascione. 

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Il Mattino