Chi è l'autista del bus che ha provocato il terrore sequestrando gli studenti? Ousseynou Sy, una vita passata in sordina, un matrimonio finito male, con una separazione...
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E il caso della nave Mare Jonio è stato «l'episodio scatenante, la goccia che ha fatto traboccare il mio vaso». È quanto avrebbe detto in sostanza, Ousseynou Sy, l'autista che ha dirottato un bus con 51 studenti e gli ha dato fuoco, nell'interrogatorio davanti al capo del pool dell' antiterrorismo milanese Alberto Nobili e al pm Luca Poniz.
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Un tran tran, quello di Ousseynou Sy, che cominciava all'alba, stando ai vicini di casa, quando 'Paolo', come tutti lo chiamavano nei dintorni, usciva dall'appartamento della palazzina disadorna in cui viveva per raggiungere il deposito degli autobus di Autoguidovie per salire a bordo del suo.
Vita ordinaria, magari con qualche grattacapo, fino a quando Ousseynou Sy, italiano e senegalese d'origine, ha seminato il terrore a bordo di un autobus con oltre cinquanta ragazzi della seconda media della scuola Vailati di Crema, dirottandolo verso Linate e dandogli fuoco, rischiando di causare una strage che solo l'intervento dei carabinieri è riuscito a evitare. Solo due ore prima, al bar della stazione, dove era solito prendere un caffè prima di salire a bordo del suo mezzo era apparso «tranquillissimo». Al barista Sy ha semplicemente detto: «Porto i ragazzi in palestra e torno».
I suoi colleghi che partono con i loro autobus dal piazzale antistante la stazione si dicono «costernati».«L'ho visto martedì - racconta uno di loro - mi ha salutato come al solito e mi ha chiesto come stavo. È inimmaginabile che abbia fatto una cosa del genere». Ricordano i problemi che ebbe nel 2007 quando fu condannato per guida in stato d'ebbrezza perché sorpreso ubriaco alla guida di un'auto a Brescia; ricordano che si era incupito quando, dieci anni fa si era separato dalla moglie, che vive a Castelleone, a pochi chilometri di distanza, e gli erano stati tolti i figli che vedeva solo di tanto in tanto. Mai lo avevano sentito parlare di immigrazione, di islam o di politica in modo particolare (anche se una coppia di giovani che vive accanto a lui ritiene di averlo sentito qualche giorno fa discutere animatamente al telefono della situazione in Senegal). I suoi colleghi si guardano e allargano le braccia. «Non possiamo crederci, non ci sembra vero».
L'uomo è accusato di sequestro di persona, strage, incendio e resistenza. Ha ammesso la premeditazione cioè di aver ponderato «da giorni» il gesto compiuto. «È stata una mia scelta personale, non ne potevo più di vedere bambini sbranati da squali nel Mediterraneo, donne incinte e uomini che fuggivano dall'Africa», ha detto ai pm Ousseynou Sy durante l'interrogatorio. Ha cercato di sminuire la sua azione dicendo che «non voleva fare male a nessuno e voleva arrivare a Linate e da lì prendere un aereo e scappare in Senegal» perché «esasperato dall'attuale situazione migratoria».
Ousseynou Sy «aveva ben venticinque anni di servizio di cui gli ultimi quindici alle dipendenze di Autoguidovie.
Gli insegnanti che, per telefono, hanno sentito in diretta il sequestro. Erano in allarme per il ritardo che l'autobus stava accumulando per rientrare dalla palestra, hanno chiamato una delle insegnanti a bordo del mezzo e hanno «sentito le voci concitate dei ragazzi». «E in quel momento abbiamo capito che stava succedendo qualcosa», hanno riferito. La scuola in centro a Crema è stata meta ininterrotta di genitori che volevano essere rassicurati. «L'istituto domani è aperto - spiega, turbata, la direttrice didattica Cristina Rabbaglio - poi saranno i genitori a scegliere se mandare i propri figli in considerazione del turbamento che hanno subito». La scuola, per assistere psicologicamente i ragazzi, ha già avviato un percorso con gli esperti delle prefettura di Cremona.
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Il Mattino