OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Forse Clara Ceccarelli, la commerciante uccisa ieri pomeriggio nel suo negozio di pantofole in pieno centro a Genova dal suo ex compagno, aveva avuto un presagio di quanto le sarebbe capitato. E due settimane fa, secondo quanto raccontato dal commesso che ogni tanto la aiutava, la donna si era pagata il funerale per evitare di pesare sull'anziano padre e sul figlio disabile. Un presagio quasi confermato dall'ammissione di Renato Scapusi, il suo ex compagno di 59 anni, disoccupato e ludopatico. L'uomo ha confermato quello che subito era più che un sospetto. «Sono andato nel negozio e abbiamo iniziato a discutere. Volevo tornare insieme ma lei non voleva e così l'ho colpita», ha detto agli investigatori della mobile e delle volanti, «dopo di che ho vagato per la città e poi ho provato a uccidermi». Il pubblico ministero Giovanni Arena contesta l'omicidio volontario aggravato. Non è escluso che l'accusa possa aggravarsi e che gli possa essere contestata la premeditazione.
Scapusi, difeso d'ufficio dall'avvocato Stefano Bertone, è arrivato in negozio con un coltello che poi ha buttato mentre scappava e che non è stato ancora trovato.
Nel pomeriggio le attiviste di Non una di meno e del centro antiviolenza Mascherona hanno manifestato proprio in via Colombo, davanti al luogo della tragedia. Duecento persone hanno portato fiori e messaggi per Clara. «Basta chiamarlo raptus, basta chiamarlo delitto passionale» si legge in uno striscione. Anche il sindaco Marco Bucci e il presidente della Regione Giovanni Toti hanno rimarcato la vicinanza ai familiari e condannato il gesto brutale. «Siamo sconvolte per quello che è successo a pochi passi da noi - ha detto Manuela Caccioni, responsabile del Centro Antiviolenza Mascherona - ma non siamo stupite. Sono già 13 le donne uccise nel nostro Paese da inizio anno. L'uccisione di Clara è un'ulteriore triste conferma di un fenomeno purtroppo sempre attuale e diffuso e che ci obbliga ancora una volta a una riflessione e ad una assunzione collettiva di responsabilità».
Leggi l'articolo completo suIl Mattino