Una vita da fantasma in attesa del processo. Incappucciata a più non posso per non farsi riconoscere: il copricapo della felpa calato sulla fronte, poi sopra quello del...
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«NON PARLO»
Il quartiere è a ridosso della via Appia Nuova, non lontano dall'Appio Latino dove abitava Luca. Poche centinaia di metri che nascondono ormai una distanza abissale: più nessun contatto con la famiglia del 24enne ucciso dai pusher di Casal Monastero a fine ottobre. «Ho incontrato Nastja pochi giorni fa ed era molto che non la vedevo - aggiunge l'inquilina mentre apre il portone di vetro - ho incrociato il suo volto uscendo dall'ascensore. Mi ha messo i brividi perché quasi non la riconoscevo più. Non è più la ragazza luminosa di prima; era scura, triste, mi ha fatto una brutta impressione. Ho dei figli anche io - dice la donna - prima dell'omicidio non avrei mai immaginato che lei potesse essere coinvolta in una brutta storia come questa, ma basta poco perché ragazzi così giovani possano commettere sciocchezze. E, purtroppo, questa volta irreparabile».
«COME HARRY E MEGHAN»
Sono passati tre mesi dalla morte di Luca. Anastasia Kylemnik, 25 anni, baby sitter di origine ucraina, dopo la chiusura delle indagini di carabinieri e Procura, è formalmente tra gli imputati chiamati a processo in relazione all'omicidio. Deve rispondere di detenzione e spaccio di stupefacenti, era lei secondo l'accusa a tenere nello zaino i soldi che servivano per la compravendita di marijuana, settantamila euro. Dalle chat estrapolate dal telefono del personal trainer è emerso il continuo scambio di messaggi di liti, incomprensioni e battibecchi tra i due, anche nelle settimane prima della tragedia. Ieri Anastasia era in casa: «Hanno chiuso l'inchiesta? E beh? Non ho nulla da dire, ciao», risponde secca al citofono. In casa sono tutti provati. La mamma ultimamente si vede più spesso - spiega un altro vicino - scende nella piazzetta con i cani, saluta, è gentile. Ma è dimagrita tantissimo, ha il volto segnato. Credo che ogni giorno che passa, il macigno di questa vicenda pesi sempre di più, che si stiano rendendo conto di che guaio enorme è successo». Luisa P. ha 85 anni, «sono mamma e nonna - spiega mentre rientra a casa con gli abiti appena ritirati in tintoria - so che questa ragazza abita qui, ma non la conosco. Ho seguito, però, la vicenda e siamo tutti convinti, almeno le persone con cui ho parlato, i commercianti, il parrucchiere, i ristoratori, che la causa di tutto sia questa maledetta droga. E chi si avvicina alla droga sa i rischi che corre e i personaggi in cui potrebbe incorrere. A maggior ragione se ci si mette a spacciare, come pare emergere dalle indagini. Mi spiace per questa ragazza così giovane, si è rovinata lei e il fidanzato non c'è più, ma bisogna stare lontani dalla droga e da certi giri, per cui non può essere giustificata fino in fondo». E Luca? «Mi sembra tanto che quel ragazzo fosse solo tanto innamorato, un po' come il Principe Harry con Meghan Markle, pronto a sfidare tutto per la sua donna».
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Il Mattino