L’amore di Caruso per Napoli va celebrato con cuore grato

L’amore di Caruso per Napoli va celebrato con cuore grato
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Gentile Direttore, onore al merito. Onore al merito a quei galantuomini che, lungo tutto questo tempo, hanno saputo dimostrare cosa stesse a significare per l’arte, la musica e la cultura nel nostro Paese, impegnarsi affinché si avessero a realizzarsi le celebrazioni carusiane a cent’anni dalla morte del nostro grande Maestro. Penso all’impegno del Comitato per le celebrazioni del Centenario dalla morte di Enrico Caruso, istituito dal Ministro Franceschini, con Franco Iacono Presidente, per divulgare l’opera e la figura di Enrico Caruso. Un Maestro che ha segnato una pagina memorabile nella storia di quella rappresentatività musicale napoletana che fa patrimonio del nostro Paese tale da raggiungere mete internazionali, come in America, tanto cara a Caruso. Sosteniamo dunque il Comitato nel suo compito!

Alfonso Cavaiuolo
San Martino Valle Caudina

 

 

Addio mia bella Napoli,
Addio, addio
Addio care memorie
Del tempo che passò
Tutt’altro ciel mi chiama,
Addio, addio
Ma questo cor ti brama
E il cor e il cor ti lascerò.

Caro Alfonso, basterebbero questi pochi versi eterni per capire quale era il legame tra Enrico Caruso e la sua terra. Così forte che il grande tenore volle tornare a Napoli per morire. Ci si fece portare di buon mattino, il 2 agosto. Scese all’Hotel Vesuvio. Ad un tratto, si racconta, esclamò a sua moglie: «Dorothy, fammi portare al sole, voglio vedere la mia città». Poche ore dopo spirò. Speriamo allora che Napoli risponda e che non si comporti, come con altri grandi del suo passato, da Core ‘grato. 

T’haie pigliato à vita mia,
Tutt’ é passato
E nun ce pienze cchiú!

Federico Monga

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Il Mattino