«Codice antimafia, ecco la vera storia delle mie perplessità espresse al ministero»

«Codice antimafia, ecco la vera storia delle mie perplessità espresse al ministero»
Gentile direttore, intendo fare chiarezza su una serie di inesattezze che mi chiamano in causa direttamente e alle quali ho...

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Gentile direttore,

intendo fare chiarezza su una serie di inesattezze che mi chiamano in causa direttamente e alle quali ho assistito negli ultimi giorni relativamente al dibattito sulla riforma del Codice antimafia. Mi riferisco alla relazione per il ministero della Giustizia, a mia firma, in cui venivano espresse perplessità sull’estensione delle misure di prevenzione ai corrotti. Relazione che, a seconda delle versioni, sarebbe stata ignorata dal ministro della Giustizia Andrea Orlando o, a detta di alcune letture dietrologiche, gli sarebbe stata addirittura nascosta dai suoi collaboratori.

In realtà il ministro potrebbe non aver letto quel documento per una ragione molto semplice: non era lui il destinatario diretto. Quella relazione è infatti stata elaborata nell’ambito degli Stati generali della criminalità organizzata, convocati lo scorso settembre dal Guardasigilli e presieduti dal suo capo di gabinetto, che ha radunato studiosi, giuristi, esperti del settore, magistrati e giornalisti in 16 tavoli tematici. Io ho presieduto quello su “Mafie, corruzione e pubblica amministrazione”, che si è avvalso di numerosi pregevoli contributi.

Il risultato è stato un elaborato finale di dieci pagine, con una serie di proposte operative accompagnate da una relazione introduttiva a mia firma, che a fine aprile è stato messo a disposizione del Comitato scientifico su una piattaforma online appositamente istituita dal ministero. Nelle prossime settimane, dai singoli documenti dei tavoli, si tireranno le fila per giungere a una proposta unitaria.

Ho rammentato questa vicenda in un colloquio informale con un quotidiano romano unicamente per dimostrare che la mia non è una contrarietà dell’ultimo minuto (l’avevo già espressa nel mio ultimo libro, completato sei mesi fa) e per rispondere alle interpretazioni secondo cui sarei intervenuto solo adesso, con l’intervista pubblicata domenica dal Mattino, col chiaro intento di “affossare” la riforma all’esame del Senato.

Il mio rispetto per le decisioni sovrane del Parlamento è assoluto ma quello nei confronti di me stesso e della mia storia lo è altrettanto e non posso dunque permettere insinuazioni di alcun tipo.


* presidente Autorità nazionale anti-corruzione 
Raffaele Cantone Leggi l'articolo completo su
Il Mattino