Democrazia sempre stabile anche senza le primarie

Democrazia sempre stabile anche senza le primarie
Egregio Direttore, non sono un grande estimatore di Letta e del Pd, ma seguo con attenzione le vicende del centrosinistra e delle nuove alleanze. Le chiedo cosa pensa delle...

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Egregio Direttore,
non sono un grande estimatore di Letta e del Pd, ma seguo con attenzione le vicende del centrosinistra e delle nuove alleanze. Le chiedo cosa pensa delle Primarie del Pd, dicendole anche cosa ne penso io. In passato l’ho sempre valutato uno strumento democratico per selezionare i candidati, in mancanza di quella formazione e verifica che avveniva nelle scuole di partito e nelle sedi istituzionali. Poi ho valutato del tutto sbagliato effettuarle in occasione della ripartenza post pandemia: con tutti i pensieri che ha la gente figuriamoci se può pensare di andare ai seggi Pd per votare. E la bassa percentuale di Torino mi aveva dato ragione. Dopo le buone affluenze di Roma e Bologna, però, ho qualche dubbio. Ma anche quello che tutto possa essere gestito da un regista: in fondo, cosa ci vuole a mobilitare un po’ di truppe e far votare chi si vuole, in maniera da annullare l’eventuale sorpresa di qualche candidatura di novità?



Antonio Maiella
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Caro Antonio,


più che primarie le chiamerei, mi conceda un po’ di licenza poetica, «confusionarie» o «indecisionarie». Quando vennero importate in Italia (abbiamo scimmiottato come in tanti altri casi gli Stati Uniti) dall’Ulivo di Romano Prodi e Arturo Parisi erano davvero uno strumento di partecipazione e mobilitazione dei cittadini. Allora nel centrosinistra erano da poco confluite le due grandi parrocchie della politica italiana: una bella fetta della Dc e, per intero, gli eredi del Partito Comunista. Non si sceglievano, dunque, semplicemente dei candidati ma si mettevano a confronto due anime che dovevano costruire una conciliazione anche popolare e non solo studiata nelle stanze dei partiti. Con il passare del tempo sono diventate, quando va bene, l’unico e soprattutto l’ultimo sistema per delegare ai cittadini una scelta che dovrebbe essere dei partiti. Insomma, sono uno dei tanti segni della debolezza della nostra politica che si ricorda dei cittadini quando non è in grado di scegliere. Quando va male, invece, come è successo anche a Napoli nelle ultime due selezioni per il candidato sindaco, un regolamento di conti tra correnti del partito democratico. Una conta, a volte, anche truccata. Ed allora, se adesso venissero cancellate la democrazia non ne sentirebbe certo la mancanza.

 

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Il Mattino