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Egregio Direttore,
non sono un grande estimatore di Letta e del Pd, ma seguo con attenzione le vicende del centrosinistra e delle nuove alleanze. Le chiedo cosa pensa delle Primarie del Pd, dicendole anche cosa ne penso io. In passato l’ho sempre valutato uno strumento democratico per selezionare i candidati, in mancanza di quella formazione e verifica che avveniva nelle scuole di partito e nelle sedi istituzionali. Poi ho valutato del tutto sbagliato effettuarle in occasione della ripartenza post pandemia: con tutti i pensieri che ha la gente figuriamoci se può pensare di andare ai seggi Pd per votare. E la bassa percentuale di Torino mi aveva dato ragione. Dopo le buone affluenze di Roma e Bologna, però, ho qualche dubbio. Ma anche quello che tutto possa essere gestito da un regista: in fondo, cosa ci vuole a mobilitare un po’ di truppe e far votare chi si vuole, in maniera da annullare l’eventuale sorpresa di qualche candidatura di novità?
Antonio Maiella
Caro Antonio,
più che primarie le chiamerei, mi conceda un po’ di licenza poetica, «confusionarie» o «indecisionarie».
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Il Mattino