ho ancora negli occhi l’immagine di Eriksen che cade a terra per un malore. In un attimo il dramma, i lunghi minuti dei soccorsi, il coraggio dei compagni di squadra mentre si cerca di salvare la vita del compagno. Poi, per fortuna, tutto è andato bene. Eriksen si riprenderà! A mentre fredda, dopo alcune ore, ho pensato a quanto sono importanti questi Europei di calcio. Ci stanno restituendo la gioia, con l’Italia che va bene e il bel gioco del calcio, i tifosi negli stadi: abbiamo bisogno di normalità, di vita bella dopo quasi due anni di Covid e restrizioni. Al di là del dramma personale, se quella di Eriksen fosse stata una storia con finale nefasto, avremmo avvertito paura per una sorta di «maledizione». Ed invece siamo qui a gioire e a sperare che tutto vada bene.
Antonello Mainolfi Email
Caro Antonello, ancora una volta, per l’ennesima volta dopo questa maledetta epidemia, gli eroi sono stati i medici. Eriksen è vivo grazie alla prontezza di riflessi del suo capitano, che ha impedito subito che la lingua ostruisse la bocca, ma soprattutto grazie alla professionalità dello staff sanitario danese che ha praticato il massaggio cardiaco e utilizzato il defibrillatore. Senza quel prezioso macchinario il talentuoso centrocampista dell’Inter probabilmente sarebbe morto. Ecco perché, quelle immagini prima degli occhi sbarrati del calciatore a terra, poi della moglie terrorizzata, poi ancora dei compagni di squadra che lo scortano e fanno da scudo con i loro corpi e le loro lacrime non devono cadere nel vuoto. Non devono restare solo un’immagine che ha scacciato una maledizione, come dice lei. Tutti i campi di calcio e di tutti gli sport agonistici che richiedono un importante sforzo fisico dovrebbero essere provvisti di un defibrillatore. Anche nei tornei giovanili. Perché, come abbiamo o visto e imparato, non c’è prevenzione che tenga se il cuore subisce uno shock elettrico. Il governo provveda.