Fare comunità ripensando il welfare

L'intervento di Maria Romano, docente di Supervisione pedagogica all'Università Suor Orsola Benincasa di Napoli

Fare comunità ripensando il welfare
L'intervento di Maria Romano, docente di Supervisione pedagogica all'Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, riassume i temi del dibattito su “Abitare la...

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L'intervento di Maria Romano, docente di Supervisione pedagogica all'Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, riassume i temi del dibattito su “Abitare la città: lo sguardo delle famiglie” che l'Ateneo napoletano ha promosso negli incontri su “La città come comunità educante” (programma fino al 5 maggio su www.unisob.na.it/eventi).



In concomitanza con il flash mob organizzato dalle associazioni Lgbt, per manifestare in difesa dei diritti delle coppie omogenitoriali, che ha animato a marzo le strade di Napoli, il sindaco Gaetano Manfredi ha modificato con decreto sindacale la delega assegnata a Maura Striano che è diventata così assessora all'istruzione e alle famiglie e non più alla famiglia. Nel decreto si spiega che «a seguito dei mutamenti politici e culturali della società si è avviato un'inarrestabile processo di pluralizzazione delle famiglie che trova il suo punto di riferimento nella molteplicità delle tipologie e delle specificità dei nuclei familiari». Si tratta di un gesto politico e culturale non di mera forma, ma che coglie e accoglie le nuove tendenze delle famiglie contemporanee. Dare un nome ai fenomeni è un processo intellettuale di primaria importanza: è attraverso i nomi che le cose esistono, accadono, vengono riconosciute, discusse. La facoltà di nominare come avevano intuito fra gli altri Benjamin e Bauman è condizione di possibilità che consente di dare senso e contenuto alle cose: la parola è un modo di riconoscere e conoscere, quindi di prendersi cura. Scegliere di utilizzare la parola famiglie al plurale significa dare legittimità alle diverse tipologie di famiglie portando la questione all'attenzione della riflessione pubblica.

«Il mio impegno - ha dichiarato a tal proposito Maura Striano - è sempre stato in direzione della promozione di una cultura dell'inclusione che passa anche attraverso un mutamento di lessico e di paradigmi e questa scelta del Comune di Napoli lo rappresenta in pieno». Si tratta di riconoscere nuovi diritti a nuclei familiari differenti nella loro composizione, ma uguali nella loro natura di legame stabile basato su una progettualità intenzionale. La tendenza generale ha visto un affrancamento dalla visione patriarcale della discendenza a favore di relazioni di tipo collaborativo, consapevole, basate sulla fiducia e sul rispetto. Oggi la parola famiglia descrive infatti diverse possibilità: famiglie multietniche, ricomposte, omoparentali, monogenitoriali, etc. In Italia, e anche al Sud, quest'ultimo tipo di famiglia, composta da un solo genitore con uno o più figli, è in forte aumento, in ragione di diversi fattori fra cui l'incremento dei divorzi e delle nascite fuori dal matrimonio. In uno scenario così articolato è necessario ripensare a un potenziamento dei servizi destinati alle famiglie a supporto delle relazioni interpersonali e dei percorsi di crescita delle bambine e dei bambini nel segno di una progettualità che riconosca l'importanza di considerare le famiglie come risorse e interlocutori del territorio. Tale questione acquista ancora più pregnanza a Napoli dove per diversi ordini di ragioni si registra una mancanza strutturale di spazi e servizi. Per costruire comunità è necessario prendersi cura delle relazioni, anche riconoscendo e sostenendo le diverse tipologie di famiglie. Questo significa ripensare i modelli di welfare in funzione del pluralismo familiare, dell'allungamento della vita, della necessità di conciliare i tempi di lavoro e della famiglia, della cura dei figli, della disoccupazione, affinché tutti e ciascuno possano abitare una città che li riconosce come persone e cittadini.

In questo scenario, il seminario “Abitare la città: lo sguardo delle famiglie” ha voluto avviare un confronto socio-pedagogico sul tema dell'abitare la città per pensare a politiche e interventi volti a rendere la città un luogo aperto e inclusivo. L'incontro ha voluto rilanciare l'idea di trasformazione innanzitutto culturale: oggi riportare al centro dell'agenda politica della città la famiglia significa riconoscere il pluralismo delle possibilità relazionali e contrastare la tendenza all'isolamento e la sfiducia nella classe politica per costruire una città dinamica e inclusiva. 

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Il Mattino