Merito, giovani e poche scuse: Mancini è già una rivoluzione

Merito, giovani e poche scuse: Mancini è già una rivoluzione
Gentile Direttore, stanno per partire gli Europei di calcio e forse questo ci aiuterà a dimenticare i tempi del Covid e a rinsaldarci nei nostri valori nazionali. Sono...

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Gentile Direttore, stanno per partire gli Europei di calcio e forse questo ci aiuterà a dimenticare i tempi del Covid e a rinsaldarci nei nostri valori nazionali. Sono ansioso di vedere l’Italia nell’esordio contro la Turchia e capire quante possibilità abbiamo, come sempre speriamo alla vigilia, di poter vincere il campionato europeo. Non per diventare come ad ogni competizione internazionale un commissario tecnico della Nazionale, in Italia siamo abituati a farlo, ma le chiedo - da tifoso del Napoli e non solo - se Mancini ha fatto bene a lasciare a casa Politano. Certo, abbiamo Insigne che si prepara ad un grande Europeo, ma che Politano fosse in forma mi sembrava un motivo per convocarlo. Che ne pensa lei che ama il calcio?

Fabiano Merolla

Caro Fabio, amo il calcio, sono tifoso e quindi non posso essere così esperto e soprattutto lucido per dire se sia meglio Politano o un altro giocatore. Mi fido, ciecamente, di Roberto Mancini. Il commissario tecnico è stato calciatore raffinatissimo. Ha già alle spalle un curriculum da allenatore di club di primissima fascia. Alla Guardiola per intenderci. Anche con la Nazionale ha finora svolto un lavoro egregio. Ha impostato molto del suo progetto sui giovani, al contrario di quanto fanno ancora le società di calcio italiane, almeno quelle di alta classifica. Non si è mai sentito cercare scuse o andare in conflitto con le società di calcio come invece hanno fatto i suoi predecessori e fanno molti dei suoi colleghi di panchina. Giovani, meritocrazia, rifiuto della cultura della giustificazione a tutti i costi mi paiono già una rivoluzione, non solo per il calcio ma anche per la società italiana. Non partiamo tra le favoritissime, su tutte mi pare la Francia, ma possiamo entrarci senza nemmeno essere troppo una sorpresa. Tradizione vuole, infatti, che se l’Italia supera i quarti poi ci vuole un’armata per abbatterla.

Federico Monga

 

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Il Mattino