Mondo assediato da troppi virus recuperiamo il senso di umanità

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Caro Direttore, volevo condividere con lei una riflessione che è diventata una strana elucubrazione mentale in questi...

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Caro Direttore,

volevo condividere con lei una riflessione che è diventata una strana elucubrazione mentale in questi mesi. 

Ne abbiamo fatte tante di riflessioni e a volte il troppo storpia ma l’altro giorno mentre ero in giro con il mio cane mi è sembrata quasi un’ epifania avere la natura così a portata di guinzaglio, da apparirmi un buon termine di paragone rispetto alle torsioni e all’ asfissia con cui stiamo tenendo in ostaggio ogni manifestazione della stessa. 

Avevo proprio lì davanti l’ esempio di come l’essere umano si sia svalutato e inflazionato. Al punto che - aldilà di ogni dietrologia - effettivamente siamo noi stessi un virus rampante e rampicante con tante varianti, un virus da battere. 
L’ultimo elemento di autodistruzione è il Vi-rus-sia. Ormai con tutti questi virus è diventata difficile anche la prevenzione ossia profetizzare o fantasticare già solo sul giorno dopo. 

Questa gestione privatistica del mondo ci ha fatto dimenticare quanto siamo ospiti su questo pianeta che non ci appartiene ma che appartiene molto di più al mio cagnolino che non ha fatto alcun danno e sembra dare una mano ogni giorno al suo padrone. 

E forse l’umanità dovrebbe fare outing, cercare di venire allo scoperto ma è sempre più difficile cavar fuori il senso di umanità.

Invece dell’out pare che siamo ostaggio dell’ In. Rasput-in, Len-in, Stal-in e Put-in, tutto In e vuoi vedere che a furia di includere in questa umanità tutti ma proprio tutti, va a finire che queste - In di inclusione diventano il preludio che ci porterà direttamente fuori da ogni logica e senso, l’unico out a cui l’umanità a quanto pare puó tendere? 

Non mi resta che fare una passeggiata con il mio cane per riappropriarmi di quel Dio interiore che sembra l’unico fattore di noi e di cui noi stessi siamo i distruttori.

Un controsenso più grande non potrebbe esistere, ah no invece esiste il tempo di un virus. Ecciù.

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Il Mattino