La Galleria Vittoria uno scandalo nazionale

La Galleria Vittoria uno scandalo nazionale
Gentile direttore, la ringrazio nuovamente per come Il Mattino sta seguendo, ahimè, da più di dieci mesi la vicenda della chiusura della galleria Vittoria. Uno...

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Gentile direttore, la ringrazio nuovamente per come Il Mattino sta seguendo, ahimè, da più di dieci mesi la vicenda della chiusura della galleria Vittoria. Uno spettacolo raccapricciante e indecoroso. Quello che mi fa molta rabbia, a me cittadino napoletano, è che qualcuno ci sta prendendo per i fondelli. Questo non è assolutamente giusto e giustificabile. Non posso, non possiamo, consentirlo di farlo a nessuno. È in gioco la nostra dignità di cittadini. Chi ci tutela? Sono stanco di futili annunci, tutti andati a vuoto. Del resto alla fine non hanno prodotto nulla, ma solo a creare una gran brutta confusione. C’è poco da fare. Chiedo: fino a quando si andrà avanti con le mortificazioni gratuite nei confronti dei napoletani e senza mostrare il minimo rispetto verso di essi?

Nicola Campoli
Napoli

 

Caro Nicola, la storia della Galleria Vittoria è uno scandalo nazionale. In quei 500 metri sono raccolti molti dei difetti di fabbrica del nostro Paese. Dalla burocrazia opprimente alla giustizia che tutto blocca in attesa di raggiungere una verità in molti casi irraggiungibile: dall’insipienza e dall’indifferenza per i problemi reali di una buona fetta di amministratori di cui de Magistris è un paladino ai Comuni con le casse vuote e abbandonati a loro stessi. La battaglia, purtroppo, non è finita. La scelta di affidarsi all’Anas per mettere in sicurezza la galleria speriamo sia quella giusta. L’azienda di Stato, che fino ad ora non ha alcuna responsabilità a differenza di quello che vuol far credere il primo cittadino, non è partita con il passo migliore: ha già annunciato che per completare i lavori ci vorranno non due ma quattro mesi e soprattutto non è stata ancora in grado di fare un’operazione verità. I cittadini hanno bisogno di risposte. Devono sapere fino a quando saranno costretti a vivere in questo imbuto infernale che accorcia le giornate lavorative di almeno un’ora. Caro Nicola, stia tranquillo, non daremo tregua a nessuno. 

Federico Monga

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Il Mattino