Se contro la camorra c'è solo l'urlo del vescovo

Se contro la camorra c'è solo l'urlo del vescovo
Gentile Direttore, Monsignor Battaglia ha subito incarnato il modello di Chiesa che un vero credente dovrebbe abbracciare, accanto agli ultimi, dalla parte della giustizia, mai al...

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Gentile Direttore, Monsignor Battaglia ha subito incarnato il modello di Chiesa che un vero credente dovrebbe abbracciare, accanto agli ultimi, dalla parte della giustizia, mai al fianco di malavitosi che, con soldi che grondano morte, regalano opere d’arte alle Chiese . Il suo messaggio è stato chiaro, cristallino. Ha tuonato contro i camorristi, contro i clan che uccidono Napoli, invitandoli a convertirsi. Purtroppo chi vive a Napoli ormai è abituato alla violenza. Le parole del vescovo suonano familiari, più volte sono state pronunciate dai parroci dei quartieri a rischio, parole vane perché oggi con le imprese che chiudono ed il reddito di cittadinanza che regala una coperta utile per vivere senza regole, la camorra è più forte che mai. Questa città è sempre più devastata dalla violenza ed i modelli comportamentali sono lontani dalle strade della rettitudine. Ascoltare quelle parole così importanti spero convinca qualcuno. Ma, ahimè credo che possano fare più breccia nelle deboli menti degli affiliati e di coloro che aspirano ad affiliarsi le scene di Gomorra.

Roberto Schioppa
Napoli

 

Caro Roberto non ho mai compreso il dibattito su Gomorra tra i Montecchi di chi sostiene che rovina l’immagine di Napoli e i Capuleti di chi invece vuole dimostrare che la camorra è una realtà, con tratti spettacolari innati, pervasiva e da non nascondere. È un po’ come chiedersi se viene prima l’uovo o la gallina. Inutile. Se non altro, va detto, la fiction, tratta dal libro di Roberto Saviano, almeno parla della criminalità organizzata. Possiamo discutere fin che vogliamo se la serie tv faccia dei protagonisti personaggi dal fascino noir invece che delinquenti quali sono. Però, ricorda a tutti che la camorra esiste. Di criminalità organizzata non ne palano più i candidati durante la campagna elettorale, né i partiti locali e nazionali, né il governo, né i sindacati, né gli imprenditori. Non è più un tema. Un po’ perché le mafie sparano meno rispetto alle mattanze degli anni Ottanta e Novanta, un po’ perché quando sparano colpiscono in quartieri dimenticati dalle tv e dalla politica. Speriamo, davvero, che l’urlo di Don Mimmo Battaglia non ricada ancora una volta nella tomba dell’indifferenza o dell’attenzione di circostanza. È quello che vuole la camorra. 

Federico Monga

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Il Mattino