Sui rischi della democrazia Platone vedeva già lontano

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Gentile Direttore, la democrazia è a rischio? Pare che più abbiamo a disposizione mezzi per informarci, sempre meno siamo attenti alle notizie importanti che ci riguardano e incidono nella nostra vita. Siamo distratti e confusi dal mare di messaggi che ci inondano, siamo attratti invece da informazioni di scarso rilievo che ci arrivano però seducenti e ci portano a seguire nuovi imbonitori. I giovani crescono sintonizzati con i social. Poi ci sono gli influencer, una persona da sola riesce a farsi seguire da milioni di persone ed a influenzarle. Che dire poi dei referendum, come strumento di democrazia diretta, tramite l’uso dello SPID che consente di raccogliere le firme necessarie previste dalla Costituzione quasi in tempo reale. Il combinato disposto di social, influencer e tecnologia potrebbe portare al superamento della democrazia così come la conosciamo. «Così muore la democrazia, prima che nel sangue nel ridicolo»: lo diceva Platone alcuni secoli prima di Cristo. Potrebbe succedere anche ai tempi nostri dove la democrazia potrebbe morire tragicamente, a nostra insaputa?

Pietro Balugani
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Caro Pietro, quel brano della Repubblica di Platone andrebbe letto tutto e non solo nel suo epilogo. Provo a riportarne in questo piccolo spazio alcuni dei punti più salienti ma, soprattutto, di impressionante attualità e preveggenza. Quando la democrazia rischia di morire più nel ridicolo che nel sangue? Quando la città retta a democrazia si ubriaca di libertà confondendola con la licenza, con l’aiuto di cattivi coppieri costretti a comprarsi l’immunità con dosi sempre massicce d’indulgenza verso ogni sorta di illegalità e di soperchieria. Quando questa città si copre di fango accettando di farsi serva di uomini di fango per potere continuare a vivere e ad ingrassare nel fango. Quando i capi tollerano tutto questo per guadagnare voti e consensi in nome di una libertà che divora e corrompe ogni regola ed ordine. Quando il maestro teme ed adula gli scolari e gli scolari non tengono in alcun conto i maestri. Quando i rapporti tra gli uni e gli altri sono regolati soltanto dalle reciproche convenienze nelle reciproche tolleranze. Quando la demagogia dell’uguaglianza rende impraticabile qualsiasi selezione.
Sembra l’epoca dei social, ma correva l’anno 370 avanti Cristo. E la democrazia non sempre è rimasta in piedi. 

Federico Monga

 

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Il Mattino