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Caro Direttore, ho molto apprezzato il pezzo sul Mattino di Teotino che ha fatto chiarezza su un nervo scoperto di cui, a cominciare dagli operatori del calcio, nessuno parla (o ne parla sottovoce). È la storia dei cosiddetti agenti, una volta “procuratori”. Intanto, bisognerebbe chiarire non tanto la differenza sul piano giuridico ma soprattutto cosa essa comporta. È certo che, al di là delle imprudenze di troppi presidenti, sulla crisi del calcio le commissioni agli agenti hanno un peso determinante. A prescindere da personali arricchimenti più o meno legittimi, esse contribuiscono a trasformare quello che è – dovrebbe essere - una sana e divertente competizione, solo in business. Nel quale l’unica logica prevista e praticata è quella del profitto purchessia. A questa storia della Superlega molte tifoserie, a cominciare da quelle inglesi, si sono opposte ed il progetto è di fatto naufragato. Mi sorge il dubbio che, oggi come oggi, la parte più sana sia proprio quella di noi tifosi. O no?
Mario Di Costanzo
Napoli
Caro Mario, tra le tante reazioni contrarie alla Superlega - stendiamo un velo pietoso su Andrea Pirlo e Stefano Pioli, allenatori di squadre coinvolte nel pasticcio - mi sono ritrovato da tifoso e da sostenitore delle democrazie liberali, che fanno del merito il loro principio cardine, nelle parole di De Zerbi del Sassuolo: «Il calcio è di tutti ed è meritocratico.
Federico Monga
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