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Siamo negli anni '60, in Gran Bretagna. La principessa Orietta Doria Pamphilj, nobildonna italiana figlia del XVI principe di Melfi, e il marito Frank Pogson, alto ufficiale di marina, decidono di adottare due bambini di pochi mesi da un orfanotrofio di Londra: Gesine, la femminuccia, e Jonathan, il maschietto. I piccoli non sono fratelli, ma da questo momento lo diventano. E, dopo la morte dei genitori adottivi, saranno anche gli unici eredi di un’incommensurabile fortuna.
La storia
Da quel momento, Jonahan e Gesine sono principe e principessa. Ma il loro rapporto si incrina a poco a poco, fino a sfociare in una lunga battaglia legale. Sono anni oramai che i due si incontrano - e si sfidano - solo in tribunale. Di mezzo c'è un'immensa eredità: dal Palazzo Doria a Roma, con 100 appartamenti e 50 negozi e uffici affittati e una collezione con Tiziano, Caravaggio, Velázquez, Lotto, Parmigianino, Rubens, Bruegel il vecchio, fino al Collegio Innocenziano di piazza Navona e la tenuta di Testa di Lepre. Ma non solo.
L'eredità
Anche le loro vite sono al centro del contendere.
Il patrimonio
Ma di che cifre parliamo? A quanto ammonta il patrimonio dei due ereditieri? È il Times ha fare i conti: le proprietà immobiliari e le opere d'arte, nel loro complesso, varrebbero diversi miliardi di euro - qualora fosse possibile metterle sul mercato. Ma poiché la collezione non può essere divisa né lasciare l'Italia, tale valore diminuisce drasticamente. Oggi Villa Doria Pamphilj è di proprietà del Comune di Roma, fatta eccezione per il Casino del Bel Respiro, acquisito nel 1967 dal Demanio dello Stato ed attualmente sede di rappresentanza della Presidenza del Consiglio dei Ministri. La Principessa Gesine ha parlato dello stato di manutenzione del parco che circonda la tenuta, dove lei e suo fratello hanno giocato fino al 1973, quando i vasti giardini sono stati ceduti per diventare un parco pubblico. Il valore dell'edificio è inestimabile. Rimane proprietà della famiglia Doria-Pamphilj la cappella funeraria opera di Edoardo Collamarini.
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