«Lavoro in smart working e non lo cambierei con nulla al mondo»: la confessione scatena il dibattito social

La qualità della vita sembra essere notevolmente migliore per una persona come Taryn, ma bisogna ricordare che siamo tutti diversi e, di conseguenza, abbiamo necessità differenti

«Lavoro in smart working e non lo cambierei con nulla al mondo»: la confessione scatena il dibattito social
Il dibattito sul lavoro da remoto si è fatto particolarmente acceso negli ultimi anni, dapprima per la sua tempestiva implementazione e diffusione in seguto...

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Il dibattito sul lavoro da remoto si è fatto particolarmente acceso negli ultimi anni, dapprima per la sua tempestiva implementazione e diffusione in seguto all'emergenza Covid, e successivamente per cercare di capire se mantenere questo metodo, in quali circostanze e modalità e, soprattutto, quali sono i benefici per l'azienda e per il lavoratore. 

Molto spesso, tuttavia, la questione viene approcciata principalmente da una prospettiva, vale a dire dal punto di vista della produttività: se i dipendenti rimangono a casa, dove non possono essere supervisionati, sarà possibile per la compagnia mantenere (o incrementare) i profitti?

Sui vari social, però, sono gli impiegati a parlare e condividere le loro esperienze, analizzando i benefici e le criticità dello smartworking da un'angolazione diversa: quale delle due soluzioni mi porta a vivere in maniera più soddisfacente?

Il video di Taryn ha posto in essere proprio questo tipo di dibattito quando ha parlato di tutto ciò che, nel suo caso, la rende incredibilmente felice di lavorare da remoto. Vediamo qual è il suo punto di vista e quali sono state invece le critiche a tale modalità. 

«Lavoro completamente da remoto da soli tre giorni ma lasciatemelo dire: è fantastico», così Taryn dà voce alla sua visibile gioia nell'avere la possibilità di lavorare direttamente dalla scrivania di casa sua. In circa due minuti di video, la ragazza elenca tutti i lati positivi della nuova sistemazione, senza tralasciare però quello per lei è un punto a sfavore. 

Per Taryn, la casa è un «posto sicuro. Se sei nervosa o stressata, qui non ti possono prendere. Capite in che senso? Sono al sicuro, non mi sento osservata costantemente». Una sensazione che sembra essere molto diffusa negli uffici e non particolarmente apprezzata è quella di essere costantemente sotto controllo, sia in maniera esplicita che implicita. Per questo, ci si potrebbe sentire in difetto se si va troppo spesso al bagno, o se ci si alza per sgranchire le gambe. 

Poi, la ragazza aggiunge: «Certo, lo ammetto, mi mancheranno le interazioni faccia a faccia con le persone, quando si è in presenza è molto più facile costruire delle relazioni con i propri colleghi, ma per me questa mancanza non è abbastanza per farmi desiderare di tornare». Taryn aggiunge che, soffrendo anche di disturbo dell'attenzione, trova molto più semplice concentrarsi senza tutti gli stimoli di un ambiente lavorativo. In più, è molto più a suo agio con il bagno di casa sua e sa che può alzarsi e fare una carezza al suo gatto ogni volta che vuole: «Se ho bisogno di una boccata d'aria, posso uscire un attimo in balcone!».

La qualità della vita sembra essere notevolmente migliore per una persona come Taryn, ma naturalmente bisogna ricordare che siamo tutti diversi e, di conseguenza, abbiamo necessità differenti. In effetti, qualcuno commenta: «Io sono diventata più introverta e ansiosa, preferisco la modalità ibrida», «Io lo adoro ma allo stesso tempo mi sembra che il mio cervello stia deteriorando senza un po' di interazione umana, sto facendo fatica!» e infine: «Anche io mi sentivo così il primo anno che ho lavorato da casa, ma ora cerco sempre di uscire e lavorare fuori, da qualsiasi altro posto», «Lavoro da remoto da 4 anni e non ce la faccio più, ogni giorno è uguale al precedente». Molti utenti, invece, sembrano essere perfettamente d'accordo con Taryn. 

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Il Mattino