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Vittorio Feltri andrà a processo, con rito abbreviato, a Roma il prossimo 24 settembre per istigazione all'odio razziale in relazione a una serie di articoli e interventi in tv contro i meridionali. Il procedimento è nato da una querela dell’ex senatore M5S Saverio De Bonis per fatti accaduti dal 2017 al 2020, e in particolare frasi come: «I meridionali? In molti casi sono inferiori».
Il giornalista, in un'intervista rilasciata al Corriere della Sera, ha provato a difendersi dalle accuse di odio razziale: «Ormai in Italia non si può scrivere più niente.
Il fondatore di Libero dice di sentirsi un po' vittima: «Mi chiamano “Polentone” da cento anni perché sono di Bergamo». E riguardo al Sud dice: «Guardi, io al Sud ci sono cresciuto: a Guardialfiera, in Molise. Là c’è gente tosta. Mio padre è morto quando io avevo 6 anni e non sguazzavo affatto nell’oro. Mia madre, ogni estate, mi mandava in Molise da sua sorella, perché là c’era mio zio che amministrava un feudo e io ho pure imparato il dialetto». In particolare, Napoli sarebbe la sua città preferita: «Ho sempre avuto amici napoletani. Parlo benissimo il napoletano».
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