Un piccolo grande eterno capolavoro di equilibrio: la pasta di Gragnano con il pomodorino del piennolo del Vesuvio, tutelato adesso dalla dop e presidio Slow Food. ...
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La filosofia è quella di Mario Avallone, scout di prodotti e nume di tradizione, ancora poco conosciuto fuori città ma che per me è di gran lunga il numero uno quando si tratta di capire l’anima della gastronomia partenopea autentica e non posticcia. Bella la sua lezione alla scuola di cucina Mise en place
Ingredienti:
500 gr. di spaghettoni di Gragnano
400 gr. di pomodorini
1 o due spicchi d’aglio
100 gr. d’olio
qualche foglia di basilico (facoltativa)
Procedimento (alla Avallone):
Un frutto speciale. Quando penso e tocco un Pomodorino del Piennolo, lo tratto e lo considero in maniera diversa da altri pomodori. E’ metafisico. Non occorre fare nulla: se li raccogli dal piennolo e li usi subito, bisogna tagliarli in due.
Quello si: qualcosa bisogna pur farlo! Quando sono leggermente avanzati nel tempo, maturi, mi piacciono interi.
Bisogna “schiattarli” (ndr: schiacciarli, far esplodere) con una forchetta e con il fuoco. Poi uno spicchio d’aglio intero per profumare l’olio. Ma quest’ultimo, capitolo a parte, deve essere delicato, dolce.
Adoro il formaggio con la pasta e con il pomodoro, ma con il piennolo ne faccio a meno. E’ troppo.
Per me rientra tra i piatti “superiori” e forse tra i più salutari che il nostro patrimonio territoriale generosamente dispone.
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Il Mattino