Gragnano, la stazione di pasta

Il disegno del progetto di Silvia Napoli
In un Paese normale e moderno, evoluto dal punto di vista commerciale, Gragnano sarebbe una sorta di Edelandia della Pasta, con trenini veloci in grado di collegare la stazione di...

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In un Paese normale e moderno, evoluto dal punto di vista commerciale, Gragnano sarebbe una sorta di Edelandia della Pasta, con trenini veloci in grado di collegare la stazione di Napoli con quella del Paese e frotte di turisti in giro avidi di comprare la pasta e bere il vino che portano questo nome così glorioso. Ci sarebbe maccheronerie, musei della Pasta, corriere in gradi di portare le persone in giro per i Monti Lattari, e i segnali stradali avrebbero la forma di una trafila.Sognare non è proibito, tanti territori molto meno fortunati e decisamente più poveri, le Langhe sono sempre l'esempio più calzante, hanno valorizzato il poco facendolo diventare prezioso e creando un sistema di turismo enogastronomico di valore mondiale.


Sognare non è proibito, il presidente del Consorzio della Pasta di Gragnano Igp Giuseppe Di Martino ci prova da tredici anni, tanto ci è voluto per arrivare alla nomina di un direttore. E la presentazione di Maurizio Cortese, in carica dal 4 aprile è stata anche l'occasione per presentare un progetto di riqualificazione della stazione del paese, quella della linea più vecchia d'Europa dopo la Napoli-Portici.È uno studio redatto dall'architetto Silvia Napoli (borsa di studio offerta dal gruppo di Giuseppe di Martino) nell'ambito del Master Architettura|Ambiente organizzato dalla no profit NewItalianBlood a Salerno per il maccheronificio sociale + mercato a km0 intesi come riuso della stazione e del deposito merci a Gragnano.

Il professore Enrico Sicignano dell'Università di Salerno e l'architetto Luigi Centola (direttore del master) hanno coordinato lo sviluppo dell'idea-progetto che si inquadra tra i 20 progetti pilota per la strategia di valorizzazione dei 3 grandi Waterfront Campani: Domizio-Flegreo, Vesuviano, Salernitano.Questo dunque il sogno che il Consorzio Pasta di Gragnano Igp ha presentato ieri mattina in un incontro nel quale è stata annunciata anche la scelta di Alfonso Iaccarino di Sant'Agata sui due Golfi (Napoli) come testimonial della pasta di Gragnano. Il progetto - raccontato Giuseppe Di Martino - prevede la realizzazione del «maccheronificio» nella stazione ferroviaria dismessa, la seconda più antica d'Europa, costruita alla fine dell'Ottocento nel cuore della città proprio per far giungere a Gragnano farine e materie prime e per far partire la pasta per i mercati di tutto il mondo. Il «maccheronificio» sarà inserito in un parco urbano, con una platea a gradoni per spettacoli e incontri e con un mercato ortofrutticolo di prodotti locali aperto solo la sera, a partire dalle ore 20, per consentire l'acquisto dei prodotti locali a chilometro zero (i 4/5 del territorio di Gragnano sono utilizzati a fini agricoli).

Il punto di forza del «maccheronificio» è previsto nell'attività dell'istituto alberghiero, per la cui guida è stato investito Iaccarino e che ogni venerdì coinvolgerà uno chef stellato di tutto il mondo. Il sabato, poi, nel «maccheronificio» (una novantina i posti a sedere) lo chef proporrà i propri piatti con pasta di Gragnano «contaminando» saperi e sapori della cittadina campana con quelli di tutto il mondo. «Abbiamo già pronta la lista di 52 chef stellati che hanno dato la loro disponibilità - detto Di Martino - e sarà l'unica struttura di ristorazione al mondo con cento stelle». «La sfida - hanno sottolineato Di Martino e Cortese - è riuscire a creare interazioni, sinergie e collaborazioni fra una molteplicità di soggetti del territorio in maniera che il territorio di Gragnano racconti la pasta e la pasta racconti il territorio di Gragnano».


Il Consorzio ha inoltre firmato un protocollo d'intesa con il centro di cultura e storia di Gragnano e dei Monti Lattari «Alfonso Mario Di Nola», che raccoglie decine di associazioni culturali, sociali e di volontariato della città. Sin qui il progetto di riqualificazione che si inquadra nel piano di dismissioni delle stazioni in disuso da parte delle Ferrovie. Ora bisognerà superare l'ostacolo più duro: quello di chi vuole che nulla cambi, e purtroppo in Italia, come sappiamo, i meccanismi inibitori sono ben più potenti di chi vuole realizzare le cose. In fondo, ogni vecchia stazione può anche essere utile per passare i pomeriggi a giocare a carte invece di ospitare chef stellati e migliaia di turisti.È l'eterna lotta tra progresso e conservazione, imprenditoria e burocrazia che ha la sua metafora omerica nello scontro mortale tra Polifemo e Ulisse. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino