Pizza patrimonio dell'umanità riconosciuta dall'Unesco? Non bastano le 700mila firme che saranno consegnate a Parigi il 14 marzo per risolvere il problema alla...
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La mobilitazione dei pizzaioli è stata fortissima, sia l'Associazione Verace Pizza presieduta da Antonio Pace che l'Associazione Pizzaioli Napoletana presieduta da Sergio Miccu non si sono risparmiate, sostenute dal Molino Caputo oltre che da Rossopomodoro. E tanti, tantissimi, sono i vip che hanno sottoscritto, italiani e stranieri, giornalisti, politici (anche i presidenti di Lombardia Maroni e Lazio Zingaretti).Spiega Alfonso Pecoraro Scanio, ex ministro dell'Agricoltura: «Le necessità di avviare questa iniziativa mi è venuta quando in America mi hanno chiesto: come si dice in italiano pizza?» Ed è proprio dagli Stati Uniti che potrebbe arrivare una brutta sorpresa.Già, perché all'estero hanno ben chiaro cosa sia davvero importante chiedere all'Unesco di tutelare. La Cina ha rivendicato addirittura l'Opera Lirica: lo ha rivelato lo stesso consigliere giuridico del ministero dell'Agricoltura Pier Luigi Petrillo in un convegno a Napoli organizzato a Eccellenze Campane per sostenere la candidatura della pizza napoletana come patrimonio immateriale dell'Umanità. In quella sede il sottosegretario Antimo Cesrao ha assunto l'impegno di confermare la candidatura della pizza napoletana.
Ma da Oltreoceano arrivano voci un po' allarmanti: cioè gli Stati Uniti potrebbero subentrare all'Italia candidando la loro pizza, ossia la New York Style che ha origini nelle pizzerie aperte alla fine dell'800 da emigranti napoletani e siciliani.Insomma, oltre ai danni anche la beffa: perché appunto, se state negli Usa qualcuno vi può chiedere come si traduce la parola pizza in italiano e le grandi catene mondiali sono tutte qui. Ma che anche la pizza artigianale possa diventare appannaggio americano forse diventa un po' troppo, sopratutto in un momento in cui la pizza napoletana sta conoscendo uno sviluppo inimmaginabile dal Giappone alla Cina, da Dubai agli Usa, da Mosca a Londra e Parigi.Siamo alle solite? In Italia decide sempre il campanile che fa più rumore? Lo sapremo il 4 marzo, quando l'Italia dovrà nuovamente ridefinire la candidatura della pizza napoletana. In campo, oltre alla Coldiretti, anche la Cna che hanno contributo alla raccolta delle firme.Poi inizierà la battaglia sul versante internazionale e anche qui si tratterà di raccogliere consenso. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino