Rosanna Marziale, celebrata chef de Le Colonne di Caserta ha sempre avuto le idee chiare: lavorare nel ristorante di famiglia. Obiettivo portato avanti con tenacia, senza mai...
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Il risultato? Una fama che, anno dopo anno, si è consolidata fino a farle ottenere la stella Michelin e, cosa non secondaria nella nostra società mediatica, il ruolo di giudice in «Chopped Italia», il reality culinario condotto da Gianmarco Tognazzi in onda, di lunedì alle 21,10 su Food Network e visibile sul canale 33 del digitale terrestre. Con lei a valutare i concorrenti due suoi colleghi di fama internazionale, Philippe Leveillé e Misha Sukyas. Una esperienza che dopo l'iniziale, comprensibile nervosismo l'ha conquistata: «Nel mio bagaglio c'era soltanto una ospitata a Masterchef e non pensavo di essere in grado di padroneggiare la telecamera. Da inesperta debuttante ho voluto essere me stessa affermando il mio pensiero: ovvero che un piatto deve essere buono più che decorativo». Il tutto unito al rispetto per i concorrenti, «tutti chef professionisti e non amatoriali che meritano di avere un giudizio pacato e ben motivato, utile per la loro crescita». Disponibili a mettersi in discussione per seguire nuove, inusuali strade. Cosa in cui la Marziale eccelle visto che - cocciuta campana - è stata in grado di dare dignità anche ai negletti avanzi: «Ho sempre odiato sprecare il cibo: una cosa per me inammissibile visto che, ancora oggi, ci sono milioni di persone che non possono permettersi un pasto decente e regolare. Ma poi, diciamolo, nel nostro dna di napoletani c'è la cultura del recupero». Un progetto partito otto o nove anni fa quando portò al Macro di Roma, museo del quartiere Testaccio, una cena a base di ingredienti riciclati ed in cui trovavano spazio anche i baccelli dei piselli e le bucce delle patate, ottime sia in versione dolce che salata.
Creatività che nasce dal suo sentirsi responsabile della crescita del territorio in cui opera e che si concretizza nell'essere attivissima ambasciatrice nel mondo della mozzarella di bufala dop nonché componente degli ambasciatori del gusto: «Mi sono data da fare perché stufa nel vedere Caserta, la mia città, considerata debole riflesso di Napoli, capace di offrire stanche fritture di pesce e via dicendo. Eppure abbiamo la Reggia, monumento che tutto il mondo ci invidia, a cui sono molto legata. Nasciamo come pasticceri con le porte del locale che si aprivano sull'angolo del Palazzo». In quest'ottica si inseriscono la cura per i dolci che «debbono conservare la loro identità e non essere troppo rivisitati e la cucina narrata in cui gli antipasti si accompagnano a cuffie e lettori #mp3 che aiutano gli ospiti nello scoprire la bellezza e la tipicità di una cucina brava nel «creare piatti indimenticabili con ingredienti poveri e tanta fantasia».
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Il Mattino