L'economia del vino volano di sviluppo della Campania, dalla provincia di Napoli alle aree interne. La Regione ci crede e scommette sulle fiere come punto di incontro tra...
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È stato lo stesso De Luca a sottolinearlo più volte: «Il clima al Vinitaly è stato decisamente diverso - ha spiegato - si è percepito l'entusiasmo derivante dal fatto di presentarsi uniti, con un unico marchio Campania, sui mercati nazionali e internazionali». Dal Vinitaly a Vitigno Italia, secondo step di un percorso che prevede investimenti, sostegno alle imprese, marketing mirato. «I risultati finora ottenuti - è la riflessione del governatore - sono frutto di un lavoro serio che dobbiamo continuare nei prossimi anni per conquistare con i denti fette importanti di mercato. Abbiamo quantità significative e qualità altissima con prospettive di espansione notevoli».
Del resto, osserva De Luca, «il vino è un pezzo della nostra economia, come tutto il comparto dell'agroalimentare. Dobbiamo vincere la sfida dell'organizzazione e della commercializzazione, spinti dalla forza di essere la seconda regione d'Italia». E allora riflettori accesi sulla kermesse che apre i battenti domani a Castel dell'Ovo. Una tre giorni che per De Luca «rappresenta un'altra occasione importante per mettere in vetrina le eccellenze della Campania. Sull'agroalimentare e in particolare sul settore vitivinicolo stiamo puntando molto».
La particolarità di questo territorio, secondo il Governatore, è che qui «non ci sono grandissime quantità prodotte rispetto ad altre regioni, ma abbiamo qualità ed eccellenze». Lo confermano i numeri: dal 2006 al 2016 i dati sull'export parlano di un incremento del 261% a fronte del dato nazionale del 61 per cento. «Le potenzialità, insomma, sono enormi», insiste De Luca. Si tratta ora di «costruire un sistema maggiormente integrato facendo rete». Un metodo, questo, che la Regione sta tentando di applicare appunto all'intero comparto agroalimentare.
Da mesi si lavora senza sosta ad un meccanismo di controlli capillari, affidato all'Istituto zooprofilattico sperimentale del Mezzogiorno che ha il suo quartier generale a Portici, che ha permesso di raccogliere circa 100mila dati attraverso analisi su suoli e terreni, acqua, aria, produzioni vegetali e animali.
«Da questi studi è emerso che i nostri prodotti sono assolutamente sani e salubri», ripete come un mantra il governatore. Che ha voluto presentare ufficialmente i risultati dell'indagine all'Expo di Milano, nell'ottobre del 2015, proprio per lanciare l'operazione di riscossa del made in Campania, compromesso e danneggiato dalla bufera mediatica sulla Terra dei fuochi. Quei momenti difficili sono passati, oggi i prodotti campani sono un brand vincente e tra questi c'è naturalmente anche il vino.
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Il Mattino