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Bastano una coda da sirena con la monopinna e un tuffo in piscina o nelle calme acque del mare per tramutarci in moderne Ariel 2.0. Il sogno di nuotare come una sirena è una realtà, e questo sport acquatico, che sta conquistando il pubblico femminile e si avvia ad essere uno dei trend estivi più amati, si chiama Mermaiding. Online c’è una vasta scelta di “code da sirena” (tante con il bikini abbinato) per nuotare, sia per bambine sia per adulte. Il Mermaiding (dall’inglese mermaid, sirena) prevede l’uso di una guaina che racchiude il corpo dai fianchi ai piedi e che finisce con una monopinna: con questo look quasi fiabesco si nuota con movimenti fluidi del bacino, utilizzando le gambe come una sorta di pinna caudale, rievocando le mitologiche figure di “omerica memoria” metà donne metà pesci.
L’ENERGIA
Tutta la fascia muscolare e l’apparato scheletrico inferiore sono coinvolti nella nuotata delle sirene, dando forza alla spinta, senza però sforzare la schiena. Con le braccia si possono eseguire serie particolarissime di attività natatorie, con eleganti piroette o rotazioni subacquee idrodinamiche, per chi ha seguito corsi specifici ed è già ad un livello avanzato.
I MUSCOLI
Il Mermaiding è adatto a tutte, ad ogni età. Per iscriversi ai corsi è necessario un certificato medico. A seconda dell’acquaticità della praticante, si può diventare sirene già dagli 8 anni. «A livello fisico – continua Cilenti – la pratica regolare di questo sport rafforza i muscoli deltoidi, lombosacrali e dorsali, tonifica gli addominali, i glutei e gli arti inferiori, dà armonia nei movimenti». Una volta imparate le tecniche di base, il Mermaiding è una disciplina prevalentemente subacquea che prevede fasi di apnea intervallate a brevi risalite in superficie. «Per questo – precisa Elena – la respirazione e lo studio di diverse metodologie di respirazione diaframmatica hanno un ruolo fondamentale». Una tecnica che si studia nei corsi è la respirazione a narici alternate, tipica dello yoga. «La cosa meravigliosa di questo sport ad alto impatto – prosegue l’istruttrice – è la sorellanza. Non si nuota da sole, ma in piccoli gruppi: ciò crea un grande profondo rapporto umano fra le partecipanti».
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