Addio a Stirling Moss, il “campione senza corona”. Per quattro volte secondo nella classifica piloti F1

Stirling Moss
ROMA - Alla fine ha avuto la meglio sul suo grande rivale e amico Juan Manuel Fangio, che se n'era andato, ottantaquattrenne, nel 1995. Stirling Moss ha resistito fino a...

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ROMA - Alla fine ha avuto la meglio sul suo grande rivale e amico Juan Manuel Fangio, che se n'era andato, ottantaquattrenne, nel 1995. Stirling Moss ha resistito fino a novant'anni prima di cedere alla malattia che l'affligeva da tempo.


Con Fangio, Stirling Craufurd Moss, Baronetto di sua maestà, continua però a rappresentare una delle grandi leggende dell'automobilismo, anche se su basi completamente diverse. Il pilota argentino andava forte e badava al sodo, assistito da un fisico solido e da un'intelligenza fine, Moss era un lottatore capace di vincere gare impossibili come Monaco e Nurburgring nel 1961 con una Lotus privata contro lo squadrone Ferrari, a prezzo di un grande logorio della meccanica della vettura. “Moss era tutto il contrario. Pilota velocissimo meritava almeno un mondiale - Ricordava Giulio Borsari il più famoso dei meccanici da corsa , all'epoca in Maserati - Però, quando era davanti, anche a dirgli vai piano, lui andava sempre in quel modo e rompeva, perché era un uomo che la meccanica la usava tutta, al contrario di Fangio, che di mondiali non ne ha mai persi, perché si regolava”. Se a fine gara si smontavano i cambi delle vetture si riconosceva subito quello di Fangio, perfetto, e quello Moss a pezzi...aggiungeva il buon Borsari.

Fangio ha avuto solo un grave incidente nella sua carriera , Moss tanti, l'ultimo dei quali nel 1962 a Goodwood lo ha costretto ad abbandonare le corse. Al pari di Fangio, del quale è stato onesto e diligente compagno di squadra nel 1955 alla Mercedes, e lì è nata la profonda stima tra i due, Moss ha cambiato più volte vettura – Maserati, Mercedes, ancora Maserati, Vanwall, Cooper e Lotus – badando all'ingaggio, e questo è stato un po' il suo punto debole e in fondo il motivo per cui non ha mai vinto un titolo mondiale. C'è comunque andato vicinissimo nel 1958 con la Vanwall battuto solo per un punto da Mike Hawthorn nel drammatico finale a Casablanca, dove il biondo connazionale che indossava sempre il farfallino in corsa fu letteralmente spinto in una decisiva seconda posizione dal compagno di squadra Phil Hill.

Dove la bilancia pende a favore di Moss è nelle grandi corse su strada e di durata. Di lui si ricordano la strepitosa vittoria alla Mille Miglia del 1955 quando con la Mercedes 300 SLR stabilì il record assoluto della corsa a oltre 157 km/h! I trionfi al Tourist Trophy, al Nurburgring e alla Targa Florio, che viceversa non figurano nel palmares di Fangio. Inoltre il pilota inglese ha legato il suo nome alla prima vittoria in F1 di una monoposto a motore posteriore, al Gran Premio d'Argentina nel 1958.


Possibile che un tipo del genere non abbia mai corso con Ferrari in F1? Il “Drake” di Maranello sicuramente lo stimava, è arcinoto che preferiva i piloti tutto cuore. A impedire quell'abbinamento che avrebbe fatto impazzire i tifosi, problemi contrattuali con i due sponsor tecnici, gli unici che facevano girare un po' di dollari in quegli anni, Shell ed Esso. La leggenda vuole che la vicenda stesse per risolversi proprio nel 1962... Leggi l'articolo completo su
Il Mattino