ROMA - Il centenario Citroën (1919-2019) con le tante iniziative in atto ha tra gli aspetti più simpatici la riscoperta di tanti modelli memorabili che hanno reso...
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Ami 6 debutta nel 1961 con la versione berlina al termine di un progetto molto sofferto, costellato da parecchi paletti imposti dal numero uno dell’azienda Pierre Bercot alla creatività di Bertoni. Rimane comunque l’unicità del suo stile, sottolineato dal montante posteriore rovesciato. L’Ami 6 è quel modello di fascia medio bassa che manca nella gamma Citroën e la soluzione studiata da Bertoni consente di alloggiare meglio i passeggeri posteriori evitando di “schiacciare” lo spazio superiore. Lateralmente ricorda la linea della DS, specie nel tre quarti posteriore, mentre del tutto inedita è la parte anteriore con la piega del cofano verso il basso e i grandi fari rettangolari della Cibié. La motorizzazione decisamente…conservativa, imposta da Bercot, è quella della 2 CV di cilindrata maggiorata. Di fatti il nome della vettura deriva dalla sigla del progetto – AM – estrapolata in Ami, che tra l’altro significa amico, abbinato al 6, che indica la cilindrata di 602 cc del bicilindrico raffreddato ad aria, che con i suoi 21,5 CV assicura alla vettura una velocità di poco superiore ai 100 km/h, con consumi assai limitati e un prezzo d’acquisto intorno ai 6500 franchi
Sul finire del 1964 ecco la versione Break, che è davvero l’ultima creazione di Flaminio Bertoni, scomparso a 61 anni nel mese di febbraio. E’ sostanzialmente un altro modello, con la parte posteriore “piena” e una potenza di 25,5 CV .
La produzione complessiva della Ami 6, che nel 1965 è stata l’automobile più venduta in Francia, ha toccato il milione di unità fino a tutto il 1969, quando è arrivata l’Ami 8. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino