Fare l’accordo di libero scambio tra UE e Regno Unito altrimenti sarà disastro. L’appello arriva da entrambi i lati della Manica affinché, entro le 15...
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A lanciare l’allarme sono ACEA e CLEPA insieme ad altre 22 associazioni tra cui la tedesca VDA e la britannica SMMT in rappresentanza di un settore che produce 18,5 milioni di veicoli (il 20% del totale nel mondo) e un surplus commerciale di 74 miliardi di euro spendendone 60,8 in ricerca e innovazione e dando lavoro a 14,6 milioni di persone, un quindicesimo di tutta gli impieghi presenti in Unione Europea e Regno Unito. Un mancato accordo sarebbe un altro colpo dopo i 100 miliardi e i 3,6 milioni di unità prodotte che saranno persi a causa del coronavirus.
Se così fosse al 31 dicembre, già dal I gennaio 2021 ci sarebbero da pagare dazi per il 10 % sulle autovetture e del 22% sui mezzi commerciali con una perdita di 3 milioni di veicoli prodotti nei prossimi 5 anni. Assai maggiore sarebbe percentualmente la perdita finanziaria per l’industria britannica: 53,8 miliardi di euro contro i 57,7 dell’intero continente, con tutto quello che ne consegue per tutta la filiera dei fornitori e dei concessionari.
Le associazioni auspicano un accordo sulla Brexit che prevede l’assenza di dazi tra UE e Regno Unito, regole di omologazione armonizzate in modo da mantenere l’integrazione industriale e legislativa che si è creata nei decenni. Il rischio è che i costi maggiori ricadano sui consumatori rendendo i prodotti più costosi e riducendo la scelta a loro disposizione. Tra le associazioni firmatarie dell’appello c’è anche l’ANFIA che, per bocca del direttore Gianmarco Giorda, ricorda che il Regno Unito è per l’Italia il paese con il saldo commerciale migliore per quanto riguarda i componenti con un surplus di 1,34 miliardi di euro nel 2019. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino