SINALUNGA - Con un’originale iniziativa organizzata in Toscana dal Centro documentazione di Citroen, la Filiale italiana del Double Chevron ha festeggiato i 70 anni...
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«La gestazione della 2CV, complice la seconda guerra mondiale, durò più o meno dodici anni», ricordano dalla Filiale. Nel 1939, infatti, erano già pronti circa 250 prototipi che furono passati in rassegna da Pierre-Jules Boulanger, allora alla direzione del brand. La storia vuole che Boulager «estrasse dalla busta un cappello in paglia, di quelli usati dai contadini, che calzò prima di provare a salire su ciascuno dei prototipi. L’idea di Boulanger era semplice: il contadino, target commerciale di allora per il modello, non si separa mai dal suo cappello. Se non può entrare e scendere dalla vettura col cappello in testa, allora vuol dire che l’auto non va bene».
Così iniziò il mito di una macchina che ha fatto epoca e che ha segnato il costume in Francia e in Europa, diventando un simbolo di libertà e spensieratezza, oltre che una stella del cinema e una protagonista di movimenti culturali. Le dodici auto presenti all’evento celebrativo rappresentavano diversi momenti di questi settant’anni di successi motoristici. L’esemplare più anziano era un modello del 1948, una Tipo A di 495 kg di peso, equipaggiata con un bicilindrico di 375 cc da 9 Cv di potenza massima, capace di raggiungere i 65 km/h di velocità massima.
La più recente, prodotta nel 1982, era una rappresentante dell’ultima serie, la 6 Special, con propulsore di 602 cc da 29 Cv, per viaggi in relax garantiti da un’andatura massima di 115 km/h. Da citare tra le presenti anche tre modelli unici: una 2CV 6 Transat, una 2CV 6 Country e una specialissima 2CV 5 Soleil, quella realizzata su disegno del pittore parigino Serge Gevin. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino