Michael Manley parla a Bruxelles come presidente dell’Acea (l’Associazione dei Costruttori di Auto), ma al termine della conferenza fa il punto della situazione su il...
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Poi ha escluso ricadute sulle fabbriche e sulla forza lavoro perché saranno altre le aree su cui varranno focalizzate le sinergie: «I due gruppi hanno la reputazione di essere già snelli, l’obiettivo è produrre almeno 8,7 milioni di veicoli l’anno che corrispondono alla somma delle due aziende, quindi non sarà necessario intervenire sugli stabilimenti e sui dipendenti. I risparmi, quindi i tagli dei costi, proverranno dalle piattaforme comuni, dall’aumento dei volumi e dagli acquisti centralizzati. Questa è la vera sfida per noi».
Il ceo di Fca spiga la sua visione sui pianali condivisi: la piattaforma globale è una chimera, un mito, serve concentrarsi sulle architetture applicabili in ogni area per servire i clienti e rispettare le norme in vigore per quanto concerne le scelte tecnologiche. In questo decennio l’industria del settore vive una fase dove è richiesta molta ricerca e sviluppo per sviluppare un business in linea con le varie legislazioni. Secondo Manley i principali cambiamenti che interesseranno l’automotive sono la necessità di affrontare le preoccupazioni ambientali.
I 16 costruttori che fanno parte dell’Acea hanno elaborato un loro piano per ridurre ulteriormente le emissioni di CO2: «Deve essere assicurata una fitta rete di punti di ricarica e stazioni di rifornimento di carburante e occorre farlo con urgenza in tutta la Ue per supportare la diffusione di veicoli a carburanti alternativi: questa è una delle condizioni più importanti per raggiungere la decarbonizzazione». Le nuove tecnologie a basse emissioni o zero emission sono molto costose e continueranno ad esserlo nel prossimo futuro, quindi serviranno incentivi per rendere i veicoli più accessibili e non rallentare il rinnovo della flotta.
«Soprattutto, crediamo che il trasporto su strada e la mobilità debbano rimanere alla portata di tutti, indipendentemente da dove gli automobilisti vivono in Europa o dai loro mezzi finanziari. Il piano “verde” della Commissione europea dovrebbe essere utilizzato anche come mezzo per rafforzare la competitività globale della nostra industria. Ciò è particolarmente importante dato che stiamo per affrontare un mercato in calo. In un momento in cui la nostra industria sta intensificando enormemente gli investimenti in veicoli a emissioni zero, il mercato è destinato a contrarsi, non solo nella Ue ma anche a livello globale, quindi la transizione alla neutralità del carbonio deve essere gestita molto bene dai responsabili politici».
Manley conclude parlando del mercato europeo e degli attriti commerciali che ci sono fra le due sponde dell’Atlantico: «Dopo sei anni di crescita le vendite nella UE scenderanno nel 2020 del 2%, un’escalation dei dazi non è nell’interesse di nessuno, dal nostro punto di vista ci serve certezza, così possiamo pianificare la produzione. Una soluzione amichevole può essere possibile». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino