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Lunga vita a sua maestà! E quando si saluta idealmente la regina a 4 ruote nessuno ha dubbi sulla sua identità: è la Land Rover, il marchio alto di ruota e lungo di stirpe che riesce ad affrontare l’offroad più duro senza rinunciare allo stile di chi veste col cashmere della Highlands, ma nel fango accantona ogni vezzo. Per la sua gamma sono in campo due piattaforme che già permettono di elettrificare, in duplice grado, tutti i modelli in gamma: dal mild-hybrid a 48 volt, che troviamo su tutte le unità a benzina e a gasolio (tranne il V8), all’ibrido plug-in che permette di viaggiare in elettrico per circa 50 km e anche più dando un drastico colpo d’accetta a consumi ed emissioni. A Solihull per le versioni ricaricabili si è partiti dalle Range Rover Classic e Range Rover Sport, ora si è arrivati anche alla Velar e alla nuova Defender, due modelli alquanto simbolici: la prima porta il nome del prototipo della prima Range Rover, la seconda è la discendente diretta del modello che nel 1948 diede il via al mito Land Rover.
Tutte condividono la stessa piattaforma D7 in 3 varianti diverse (D7a, D7u e D7x) e il medesimo sistema ibrido alla spina: motore a benzina 2 litri da 300 cv, motore elettrico inserito nel cambio per una potenza massima di 404 cv e batteria agli ioni di litio che può essere ricaricata anche in corrente continua a 32 kW.
La piattaforma PTA (Premium Transverse Architecture) che le accomuna permette inoltre di alloggiare la batteria da 15 kWh sotto il pianale mantenendo intatta la capacità di carico. Il futuro prossimo prevede l’utilizzo della nuova piattaforma MLA (Modular Longitudinal Architecture), capace di ospitare propulsioni mild-hybrid, ibrida plug-in ed elettrica. La prima ad utilizzarla sarà la Range Rover Classic nel 2022 e nel 2024 vedremo la versione ad emissioni zero. Nel 2026 sarà invece addio al diesel, 10 anni dopo nessuna Land Rover avrà più il bocchettone del carburante e nel 2039 tutte le attività di sua maestà saranno ad impatto zero.
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Il Mattino