MILANO - Mazda CX-3 rilancia le proprie quotazioni sul mercato affidandosi a due motorizzazioni. Un benzina offerto in due livelli di potenza, e un turbodiesel interamente...
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Come tradizione Mazda non si parla di downsizing, ma di rightsizing. Quindi sul fronte ad ottani si palesa un due litri aspirato. Cubatura insolita per questo segmento di mercato, ovviamente già presente sul modello precedente. Centoventuno e centocinquanta sono i cavalli del 2.0 Skyactiv-G, che si rinnova grazie all’impiego di nuovi pistoni e ad una differente gestione termica. Novità che hanno consentito al benzina giapponese di essere conforme alle normative Euro 6d-Temp, senza però adoperare un filtro antiparticolato. Pratica invece in uso sulle motorizzazioni dei competitor.
Al debutto invece il nuovo 1.8 Skyactiv-D. Per differenziarsi dalla concorrenza, ma soprattutto per manifestare la differente “filosofia” ingegneristica di Mazda, non impiega il catalizzatore SCR con iniezione di AdBlue. Ma è strutturato attraverso un catalizzatore LNT (Lean NOx Trap). Dispositivo che funziona ad accumulo di NOx. Una volta saturo, attua una rigenerazione del filtro tramite una post iniezione di combustibile per trasformare gli NOx in azoto e ossigeno. Il nuovo turbodiesel sviluppa 115 cavalli e 270 Nm di coppia, e di media percorre 22,7 chilometri di strada con un litro di gasolio.
Sia sulle due versioni del benzina che sul turbodiesel, è di serie il cambio manuale a sei rapporti. Mentre è a richiesta l’automatico anch’esso a sei marce. La CX-3 alimentata a gasolio può essere ordinata sia a trazione anteriore che a quattro ruote motrici. Mentre la versione meno potente del benzina è disponibile solo “tutto avanti”, e quella più prestazionale solo 4x4. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino