NEW YORK - Elon Musk “sfida” Donald Trump. Il miliardario visionario firma un memorandum of understanding con le autorità cinesi per la costruzione a Shanghai...
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Con la Tesla "Made in China", Musk può però aggirare i dazi all’import di veicoli del paese e accedere alla sua imponente rete di forniture del Dragone, già usata da altri colossi della Silicon Valley. E soprattutto l’impianto per Tesla vuol dire l’ingresso a gamba tesa in un mercato enorme, che è già il secondo dopo gli Stati Uniti per il colosso delle auto elettriche. Anche per Pechino l’accordo è un’importante vittoria: consente infatti al paese di rafforzare la sua posizione nella lotta al cambiamento climatico e nella produzione di auto elettriche e tecnologie per il futuro, in linea con il piano Made in China del 2025. La costruzione dell’impianto inizierà non appena ricevuti tutte le necessarie approvazioni e i permessi. «Da allora ci vorranno circa due anni per avviare la produzione di veicoli e latri due o tre anni per far sì che la fabbrica sia a piena capacità operativa» afferma Tesla. «Daremo il nostro pieno appoggio a Tesla» dice il sindaco di Shanghai, Ying Yong, impegnato da anni a cercare di sviluppare e far decollare l’area costiera di Lingang, dove sarà situata la fabbrica. Tesla sarà l’unico proprietario dell’impianto e questo rappresenta una novità importante sul cambio di atteggiamento di Pechino, che finora ha obbligato altri costruttori di auto a formare joint venture con partner locali per produrre nel paese. L’annuncio mette le ali al titolo Tesla in Borsa, dove arriva a guadagnare il 2,9%. Gli analisti attendono ora indicazioni più dettagliate su quanto Musk investirà nel progetto, intravedendo la possibilità che la società sia costretta a raccogliere nuovo capitale per portare avanti l’iniziativa. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino