MILANO - Un milione di auto ibride vendute nel mondo. È un risultato che ribadisce il ruolo della Honda come pioniere di questa tecnologia che, nata in Giappone, ha finito con il...
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Soluzione autonoma. Honda ha preferito la strada dell'ibrido «morbido», considerandolo un'importante tappa intermedia verso l'elettrico puro, in cui il propulsore a batteria aiuta costantemente quello termico allo scopo di aumentarne l'efficienza e di conciliare le buone prestazioni con ridotti livelli di consumi ed emissioni. Una filosofia che, pur con costanti aggiornamenti tecnologici, è la stessa da 13 anni, cioè dal novembre 1999 quando in Giappone cominciarono le vendite della Insight, il cui look da coupé quasi sperimentale nascondeva in realtà la vettura che - con un consumo di 35 km con un litro - stabili il record mondiale dell'epoca tra le vetture di serie con motore a benzina.
Evoluzione costante. Oggi nel portafoglio prodotti del marchio giapponese figurano ben 8 modelli ibridi equipaggiati con il leggero e compatto sistema IMA (Integrated Motor Assist) e venduti in una cinquantina di diversi Paesi. Di questa gamma, tre - Jazz, Insight e coupé CR-Z - sono le vetture commercializzare in Europa. Coerenza non vuol però dire restare ancorati a un unico concetto: è in programma un ibrido con due motori elettrici per i modelli mid-size, mentre la supersportiva NSX, erede di un nome mitico e destinata anche al mercato europeo, disporrà dell'efficiente Sport Hybrid SH-AWD, sistema ibrido con tre motori elettrici (uno integrato nella trasmissione a doppia frizione, due connessi alle ruote anteriori) che - in abbinamento con un V6 a iniezione diretta di benzina da circa 300 cv - regaleranno alla futura NSX grandi prestazioni, un handling ineccepibile e bassi consumi di carburante. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino