ROMA - «Spero che possa succedere qualcosa ma non voglio dire altro, se non che so che Michael lotta, che ha tanta determinazione e una famiglia magnifica intorno»....
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Un’età “importante” che l’ancora amatissimo Schumi taglia circondato da un alone di mistero che nemmeno le parole dell’ex presidente della Rossa scalfisce, anche se regala qualche barlume di speranza. «Come sta, lo rivedremo?», si chiedono di continuo i suoi milioni di tifosi, mentre dalla blindatissima villa di Losanna non filtra nulla, con la famiglia, la moglie Corinna, la storica portavoce Sabine Kehm e gli amici più intimi a mantenere una cortina di riserbo quasi inscalfibile.
Se bastasse la forza degli affetti, il 7 volte campione del mondo sarebbe già guarito da tempo, risultato che purtroppo cure e denaro non hanno finora raggiunto, pur profuse senza risparmi. La ‘Bild’ ha scritto giorni fa che il tedesco «non è più in pericolo di vita» e dieci persone sono impegnate nella riabilitazione, mentre per stimolarlo gli viene anche fatto ascoltare il rombo del motore del suo bolide. Quello che un tempo era il suo vecchio ufficio si è trasformato adesso in una stanza di cura super attrezzata e «niente è rimasto intentato per velocizzare la guarigione», ha scritto l’informato quotidiano tedesco quasi a confermare le recenti indiscrezioni di speranza, dalle frasi di Jean Todt e padre Georg alle indiscrezioni non confermare del Daily Mail su un distacco dai macchinari, fino alle parole oggi di Montezemolo («Non voglio dire altro»).
Todt ha detto di aver visto «il Gp del Brasile a casa Schumacher in compagnia di Michael» e pochi giorni prima a Losanna era stato ospite anche l’arcivescovo Georg Gaenswein, che lo aveva trovato in poltrona: «Gli ho tenuto le mani, che erano calde. Alcune cose non possono essere trasmesse dalle parole, ma il tocco può», aveva detto il prefetto della Casa pontificia e segretario di Georg Ratzinger. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino